Roma – È attesa nelle prossime ore la decisione della Corte Costituzionale sul ricorso presentato da Palazzo Chigi contro la legge approvata dalla Regione Campania che, secondo il Governo, aggirerebbe il divieto del terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione.
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Al centro del giudizio, la norma voluta dall’amministrazione del governatore Vincenzo De Luca, che escluderebbe dal conteggio dei mandati quelli precedenti all’entrata in vigore della legge regionale, consentendo così una sua possibile ricandidatura.
Durante l’udienza pubblica tenutasi questa mattina, l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio, ha sostenuto con forza l’incostituzionalità della norma campana.
“Esiste un chiaro divieto nazionale al terzo mandato – hanno spiegato gli avvocati Ruggero Di Martino ed Eugenio De Bonis – e le leggi regionali devono rispettare questo principio. Ogni deroga rappresenta una violazione della normativa statale”.
Secondo l’Avvocatura, il limite dei due mandati era già implicito nella normativa del 2004 e non può essere superato da una legge regionale che ne modifichi la decorrenza: “Il provvedimento campano contraddice le disposizioni costituzionali e mina il principio di uniformità sull’elettorato passivo su scala nazionale”.
La difesa della Campania: “Norma legittima e coerente con quanto fatto in altre Regioni”
Di tutt’altra opinione i legali della Regione Campania, Giandomenico Falcon, Marcello Cecchetti e Aristide Police, che hanno definito “inammissibile” il ricorso del Governo. “Non si comprende – hanno sottolineato in aula – perché la legge campana venga contestata mentre provvedimenti analoghi adottati in Marche, Piemonte e Veneto non hanno suscitato alcuna reazione da parte dell’esecutivo”.
La difesa regionale ha sostenuto che la norma nazionale sul limite dei mandati non è autoapplicativa, ma necessita di un recepimento attraverso legislazione regionale. Proprio come accaduto in altre Regioni che hanno deliberato in modo simile, facendo partire il computo dei mandati solo dalle legislature successive all’approvazione della legge.
“Accogliere il ricorso – ha dichiarato Falcon – significherebbe creare una disparità, non sanarla. In Veneto, ad esempio, la legge ha permesso a Luca Zaia di ottenere un terzo mandato nel 2020, con la possibilità teorica di un quarto. Perché allora colpire solo la Campania?”.
Un precedente controverso
Il caso campano rappresenta dunque un nodo giuridico e politico di primo piano, che potrebbe avere ripercussioni su scala nazionale. Il Governo contesta che la Regione avesse già recepito nel 2009 il limite ai due mandati, anche se senza esplicite indicazioni sulla loro decorrenza, rendendo ora illegittima l’attuale deroga.
Tuttavia, come ricordano i legali della Campania, la prassi seguita da altre Regioni apre un precedente rilevante: Marche, Piemonte e Veneto hanno adottato una lettura simile, facendo partire il conteggio dalla legislatura successiva, senza che ciò sollevasse rilievi da parte della Presidenza del Consiglio.
L’attesa per la sentenza
Ora la parola definitiva spetta alla Consulta, che nelle prossime ore dovrà stabilire se la norma campana violi o meno i principi costituzionali. La decisione avrà un peso determinante non solo sul futuro politico di Vincenzo De Luca, ma anche sull’interpretazione generale del principio del limite ai mandati, con potenziali effetti su altre Regioni e sulla legislazione elettorale regionale a livello nazionale.
Articolo pubblicato il giorno 9 Aprile 2025 - 15:27