Napoli- Mentre prosegue la caccia ai complici del rapitore reo confesso, Antonio Pacheco Amaral de Oliveira, del 15enne studente di san Giorgio a Cremano, dalle indagini della Squadra Mobile coordinate dalla Procura partenopea (pm Henry John Woodcock) è emerso che il rapimento del giovane era stato ampiamente premeditato.
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Il furgone, per esempio, è stato appositamente rubato, sei mesi fa. Già dieci minuti dopo il rapimento, il padre del ragazzo è stato contattato da un’utenza a lui sconosciuta (successivamente messa sotto controllo) per la richiesta di un ingente riscatto da un milione e mezzo di euro.
Ieri il rapitore si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’udienza di convalida davanti al gip Fabrizia Fiore, che ha confermato il fermo per pericolo di fuga, inquinamento probatorio e rischio di reiterazione del reato.
Un sequestro ad alto tasso di violenza, un riscatto milionario e una fuga fallita. Sono gli elementi emersi dall’inchiesta della Squadra Mobile di Napoli, coordinata dalla Procura (pm Henry John Woodcock), sul rapimento di un 15enne prelevato con la forza martedì scorso a San Giorgio a Cremano e poi rilasciato nei pressi dello svincolo di Licola, sulla tangenziale di Napoli.
La dinamica: pistola, maschera e un complice
Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno immortalato i rapitori: due uomini vestiti di nero, uno dei quali – Antonio Pacheco Amaral de Oliveira.
Il 24enne, alto 1,90 metri e di corporatura robusta, ha agito armato di pistola e con una maschera inquietante che ritraeva un uomo calvo con i baffi. A fianco a lui, un complice, ancora latitante. Il sequestro, secondo gli investigatori, era accuratamente pianificato: il furgone usato per il trasporto della vittima era stato rubato sei mesi prima.
Le minacce e il ricatto al padre
Appena 10 minuti dopo il rapimento, il padre del ragazzo ha ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto: la richiesta era 1,5 milioni di euro per la liberazione del figlio. Le conversazioni, intercettate dalla polizia, hanno rivelato toni minacciosi. “Fatti i c… tuoi e tornatene dentro”, ha intimato uno dei rapitori a un testimone, in dialetto napoletano.
La vittima è stata legata e incappucciata in un’abitazione in ristrutturazione, presumibilmente gestita dal 24enne, e poi rilasciata a Licola.
La traccia dei messaggi e l’arresto
Grazie al tracciamento delle chiamate, gli investigatori hanno individuato un secondo cellulare, usato per coordinare il rilascio del ragazzo. I messaggi tra complici hanno portato gli agenti in borghese nei pressi di un hotel a Pozzuoli, dove è stato fermato Amaral de Oliveira, giunto sul posto con una Fiat Panda intestata a suo nome.
Addosso a lui, il telefono usato per le trattative e i contatti con l’altro rapitore. Durante l’interrogatorio, il 24enne ha ammesso le sue responsabilità ma non ha rivelato l’identità del complice, limitandosi a confermare quanto già accertato dalle indagini.
Ora la caccia al secondo uomo è ancora aperta, mentre il sequestro – con il suo carico di violenza e pianificazione – riaccende i riflettori sul fenomeno dei rapimenti a scopo di estorsione nell’hinterland napoletano.
Articolo pubblicato il giorno 12 Aprile 2025 - 09:22