L'ospedale di Pozzuoli
Quarto – Ancora sangue tra giovanissimi. Due adolescenti di 14 e 16 anni sono stati identificati e denunciati dai carabinieri della tenenza di Quarto, in provincia di Napoli, per il ferimento a coltellate di un altro ragazzino, anche lui di appena 14 anni.
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L’episodio, avvenuto nella giornata di ieri nei pressi di un distributore di carburante, riporta sotto i riflettori il fenomeno della violenza crescente tra minori nell’area metropolitana napoletana.
Secondo quanto ricostruito dai militari dell’Arma, l’aggressione sarebbe avvenuta per motivi ancora da chiarire, ma che potrebbero affondare le radici in dinamiche di gruppo, piccole rivalità o, come sempre più spesso accade, conflitti degenerati nel nome di una violenza ormai diventata quasi “linguaggio comune” tra bande di adolescenti.
I due presunti aggressori avrebbero colpito la vittima alla gamba destra con un coltello, provocandogli una profonda ferita alla coscia.
Il ragazzino, è stato trasportato d’urgenza dal padre all’ospedale di Pozzuoli, dove è stato medicato. Fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita, ma le ferite riportate sono gravi e soprattutto destano allarme per la modalità e la giovane età dei coinvolti.
Gli inquirenti hanno avviato le indagini per chiarire il contesto dell’episodio e per accertare eventuali responsabilità ulteriori. I due adolescenti sono stati denunciati a piede libero alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli.
Questo ennesimo episodio si inserisce in un preoccupante trend che vede crescere gli episodi di violenza minorile nel capoluogo campano e nell’hinterland. Sempre più ragazzi, spesso appena adolescenti, girano armati di coltelli e sono pronti a usarli anche per futili motivi. Una spirale che, denunciano educatori e magistrati minorili, si nutre di disagi sociali, emulazione, assenza di riferimenti familiari e culturali.
L’episodio di Quarto riporta dunque l’attenzione su una vera e propria emergenza educativa e sociale, che coinvolge non solo le famiglie, ma anche le scuole, le istituzioni e l’intero tessuto urbano.
Senza un’azione coordinata di prevenzione, formazione e presenza sul territorio, il rischio è che sempre più giovani trovino nella violenza un linguaggio di appartenenza e di potere. E che altre lame, come quella di ieri, si affondino nella pelle e nelle vite di ragazzi troppo piccoli per sopportarne il peso.
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