La Lombardia si conferma maglia nera nella diffusione dell’odio online, secondo l’ottava edizione della “Mappa dell’Intolleranza” realizzata da Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti.
La ricerca, che analizza i tweet geolocalizzati contenenti termini sensibili riconducibili a sei categorie di intolleranza, evidenzia come la regione settentrionale detenga il triste primato a livello nazionale in cinque delle sei categorie monitorate: misoginia, antisemitismo, islamofobia, xenofobia e abilismo.
L’analisi dei dati, relativi al periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2024, ha rilevato un totale di 1.980.712 tweet, di cui ben 1.126.278 (il 57%) connotati negativamente.
A destare particolare preoccupazione è il dato relativo all’odio contro le donne, che rappresentano la metà delle persone colpite da hate speech, confermandosi la categoria più bersagliata.
In questo caso, come evidenzia la ricerca, a fungere da detonatore sarebbero i femminicidi e le emergenze politiche, con un preoccupante focus degli attacchi sul corpo femminile, in controtendenza rispetto alla precedente rilevazione.
Un dato allarmante riguarda l’irruzione dell’odio antisemita, che ha registrato un incremento esponenziale passando dal 6,59% di due anni fa all’attuale 27%. In aumento anche la xenofobia e l’islamofobia, segnali di una società attraversata da forti tensioni verso il diverso. Sul fronte dell’abilismo, il 79,86% dei contenuti analizzati è risultato intriso di odio e stereotipi, con un linguaggio offensivo in preoccupante espansione.
A livello territoriale, la Lombardia spicca con il 22,78% dei tweet contenenti hate speech, seguita dal Lazio (20,81%). Milano, in particolare, condivide con Roma (19,53%) il primato per i contenuti più aggressivi, mentre Torino si attesta al 4,54%.
Milano si posiziona al primo posto per misoginia (20,55%), islamofobia (19,50%) e abilismo (23,58%), mentre è seconda per antisemitismo (15,46%) e omotransfobia (18,95%).
I curatori della “Mappa dell’Intolleranza” sottolineano la valenza preventiva del progetto, rivolto ad amministrazioni locali, scuole e associazioni attive sul territorio, fornendo strumenti utili per interpretare una realtà sociale sempre più complessa e contrastare l’odio e l’intolleranza.
Silvia Brena, giornalista e cofondatrice di Vox, offre una chiave di lettura psicologica ai dati emersi: “Le scienze del comportamento e la psicologia indicano due fattori alla base di pregiudizi e discriminazioni: la scarsa conoscenza dell’altro e la necessità di sentirsi parte di un gruppo come fonte di identità e di sicurezza. I dati raccolti dalla Mappa sembrano confermare questi due processi”.
Brena evidenzia come la maggior parte dei tweet riveli un odio generico e una scarsa conoscenza dei bersagli, alimentato dalla necessità di appartenere a gruppi con valori condivisi.
La risposta più efficace all’odio, secondo gli esperti, risiede nella conoscenza e nella sensibilizzazione, a partire dalle scuole. “E poi gli haters vanno fermati e denunciati”, aggiunge Brena, plaudendo all’azione di figure come la senatrice Segre. L’appello finale è a riscoprire il potere curativo delle parole che uniscono, contrapponendole al linguaggio dell’odio.
Articolo pubblicato il giorno 26 Aprile 2025 - 08:32