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Napoli, “Vuoi vedere che ti sparo in testa?”: l’aggressione a Chiaia al ragazzo che festeggiava il compleanno

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Napoli– Un’aggressione brutale, scatenata per un banale diverbio sulla fila del bagno, si è trasformata in un episodio di violenza che ha sfiorato la tragedia.

Protagonisti, ancora una volta, un gruppo di giovanissimi, armati e pronti a usare la forza per un nonnulla. I carabinieri della Compagnia di Bagnoli, nelle prime ore dell’alba, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della DDA partenopea.

Finiscono in manette Antonio Izzo, 21 anni, Claudio Riccardo Garavini, 20 anni, e Alessandro Faraon, 19 anni, tutti residenti nell’area flegrea. Con loro, sono indagati altri quattro giovani, tra cui una donna accusata di aver fatto cancellare le prove video dell’aggressione.

La dinamica: minacce, pestaggio e colpi di pistola

Era la notte del primo febbraio quando, in un noto locale della movida di Chiaia, uno studente universitario stava festeggiando il suo compleanno. Davanti ai bagni, una fila di giovani in attesa del proprio turno. A quel punto, Antonio Izzo avrebbe scavalcato la coda, suscitando le rimostranze dello studente. La reazione di Izzo fu immediata e spropositata: estratto un’arma dal giubbotto, avrebbe puntato la pistola alla testa del ragazzo, minacciandolo: “Vuoi vedere che ti sparo in testa?”.

Ma non finì lì. Izzo, secondo la ricostruzione degli investigatori, colpì la vittima con il calcio della pistola, mandandolo al tappeto. A quel punto, il gruppo si scatenò: Garavini lo prese a pugni in testa, mentre altri tre complici lo presero a calci, sempre sul volto e sul cranio. Lo studente, stramazzato a terra privo di sensi, fu lasciato in quelle condizioni mentre i suoi aggressori si allontanavano.

Ma la violenza non si fermò dentro il locale. Una volta fuori, secondo le indagini, sarebbe stato Alessandro Faraon a sparare due colpi di pistola in aria, tra la folla in preda al panico. Un gesto intimidatorio, aggravato dal contesto: la DDA contesta infatti il metodo mafioso, con l’intento di dimostrare forza e controllo del territorio.

Le prove: i video e l’occultamento, indagata una donna

A inchiodare i tre giovani, oltre ai testimoni, sono state le immagini delle telecamere di sicurezza del locale e quelle esterne, che hanno ripreso l’intera scena. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno inoltre rivelato il tentativo di insabbiamento da parte di una 37enne, amica del gruppo, che avrebbe fatto cancellare parte dei filmati per proteggere gli aggressori.

Le accuse: lesioni aggravate e intimidazione mafiosa

I tre arrestati rispondono di accuse gravissime:

  • Izzo e Garavini sono indagati per lesioni aggravate dal metodo mafioso;
  • Faraon per pubblica intimidazione con uso di armi, anch’essa aggravata da modalità mafiose.

L’episodio riaccende i riflettori sulla violenza giovanile al centro della cronaca di Napoli con sempre più frequenza, dove gesti apparentemente banali degenerano in aggressioni spietate, spesso con armi da fuoco. Un’altra notte di follia, un altro segnale preoccupante per una città che fatica a liberarsi dalla spirale della sopraffazione.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 7 Aprile 2025 - 18:41



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