Napoli lo ha accolto con un teatro Augusteo gremito e pieno d’affetto: Roberto Vecchioni, 82 anni a giugno, ha emozionato il pubblico con la tappa partenopea del suo tour “Tra il silenzio e il suono”, trasformando il concerto in un abbraccio di parole, musica e memoria.
Una serata speciale, dedicata all’amico Salvatore e alla causa della Fondazione Melanoma, guidata dall’oncologo Paolo Antonio Ascierto. Ma è stato anche un incontro profondo con i giovani, ai quali Vecchioni ha voluto lanciare un messaggio chiaro: “Sbattiti, sbattiti, non arrenderti mai. E credi nell’amicizia più che in ogni altra cosa”.
È un invito ad aggrapparsi a ciò che resta quando tutto il resto passa, quello che Vecchioni ha affidato alla sua voce e alla sua esperienza. “L’amore va e viene, l’amico vero resta sempre. Bisogna cercare ciò che ci unisce, ma anche ciò che ci separa: è lì che si costruisce la filìa, il senso più profondo dell’amicizia, che non dà verità ma certezze”.
Non è mancata la riflessione sulla società di oggi, che secondo il professore “non è più abituata alla sofferenza”. Il dolore, invece, dovrebbe essere uno stimolo a cercare risposte autentiche dentro di sé. “La vita raramente gioca a tuo favore. Bisogna combattere, e l’arte non può limitarsi a cantare e incassare: deve anche agire, impegnarsi, restituire qualcosa”.
Da qui l’impegno al fianco della Fondazione Melanoma, in un’epoca in cui – come ha spiegato il dottor Ascierto – il melanoma è diventato sempre più diffuso, colpendo non solo gli anziani ma anche i giovani, spesso vittime delle scottature solari e dell’uso eccessivo di lampade abbronzanti. “Nel 2024 i nuovi casi potrebbero essere 17mila. La prevenzione è cruciale, e il coinvolgimento di artisti come Vecchioni può fare la differenza”.
Durante la serata, tra canzoni e ricordi, Vecchioni ha lanciato anche un appello per recuperare le parole, la bellezza del linguaggio. “Viviamo una regressione notevole, stiamo perdendo espressioni e sfumature. I giovani parlano in modo diverso perché il nostro linguaggio gli sembra falso. Il mondo si sta imbruttendo e punta solo su ciò che fa vendere e consumare. È il nuovo potere, ed è un cancro spaventoso”.
E allora, cosa può salvarci? L’amore? “Spero di sì, almeno in parte. Io mi sento salvo grazie all’amore. Ma ci vorrebbe qualcosa di più. Bisognerebbe rimettere il cuore davanti a tutto. Qui a Napoli, questo, lo fanno ancora”. Vecchioni guarda al futuro con entusiasmo. Sta lavorando a un nuovo progetto discografico con 50 canzoni, sue e di altri, e a un libro di poesie inedite. Forse anche un romanzo. “Più invecchi, più vuoi fare”, sorride. E intanto, continua a dare senso al tempo con l’unica arma che conosce: l’umanesimo.
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