Napoli – Un’ombra di incertezza e disperazione avvolge i circa 600 sfollati di Bagnoli, colpiti dalle scosse di bradisismo di marzo.
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L’ultimatum è perentorio: entro due settimane, dovranno lasciare le strutture alberghiere che li hanno temporaneamente accolti. La comunicazione, giunta come un fulmine a ciel sereno, ha gettato nello sconforto intere famiglie, già provate dalla perdita delle loro abitazioni.
Ieri mattina sono stati tutti avvisati che dal 30 aprile dovranno lasciare le strutture dove sono ospitati e invitati a compilare un modulo per un contributo di autonoma sistemazione. Motivo? Sono finiti i fondi a disposizione.
.Il contributo, previsto per un massimo di sei mesi per le famiglie con abitazioni dichiarate inagibili, non sembra una soluzione adeguata per molti. E da ieri sui social monta la protesta: “Non vogliamo il contributo, vogliamo tornare nelle nostre case”.
Situazione paradossale. la stessa vissuta dagli sfollati delle Vele
La situazione è drammatica, con famiglie che faticano a trovare alloggi alternativi a causa dei canoni di affitto elevati e della scarsità di tempo. Una situazione paradossale già vissuta dagli sfollati delle Vele di Scampia “Senza garanzie, è impossibile trovare una casa”.
Molti sfollati lamentano incongruenze nel modulo per il contributo, che richiede di dichiarare di non essere ospitati in strutture alberghiere, una condizione che non corrisponde alla loro situazione attuale. Il Comune di Napoli, in una nota, ha chiarito che le due misure non si escludono a vicenda, ma che l’importo del contributo sarà decurtato in base ai giorni di permanenza in albergo.
Naturalmente come si può ben intuire non è facile trovare una sistemazione in poco tempo, e il sussidio viene decurtato, nonostante queste famiglie siano state collocate in albergo dalle autorità comunali.
La situazione degli sfollati di Bagnoli rimane critica, con un futuro incerto e la necessità di soluzioni abitative immediate e sostenibili.
Articolo pubblicato il giorno 11 Aprile 2025 - 08:36