Cronaca Giudiziaria

Il giallo della morte in carcere del boss pentito Pasquale Ligato

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La Dda ha aperto un’indagine: Pietro Ligato, figlio del defunto capoclan Raffaele, era detenuto a Secondigliano, è stato trovato con una busta di nylon stretta al collo.

Una fine drammatica per Pietro Ligato, 53 anni, figlio del boss Raffaele Ligato e nipote di Vincenzo Lubrano, storico esponente del clan camorristico dei Casalesi.

Troppi punti oscuri e che non tornano. Ora i magistrati, oltre a cercare di fare chiarezza sulla morte e in attesa dell’autopsia, stanno rileggendo i suoi ultimi verbali da collaboratore di giustizia.

Giovedì mattina il suo corpo è stato rinvenuto senza vita nella cella di isolamento del carcere di Secondigliano, dove era stato trasferito poco più di un mese fa dopo aver deciso di collaborare con la giustizia.

Intorno al collo, una busta di nylon legata con una striscia di lenzuolo: tutto fa pensare a un suicidio, ma le indagini della Procura antimafia di Napoli sono ancora in corso.

Ligato, originario di Pignataro Maggiore, era sotto un rigido regime di protezione per il suo status di pentito. Gli agenti della Polizia penitenziaria lo hanno trovato già senza vita: il decesso risaliva a diverse ore prima. Nonostante i soccorsi immediati, non c’è stato nulla da fare.

Era figlio di Raffaele Ligato, morto in carcere nel 2022, e di Maria Giuseppa Lubrano, sorella di Vincenzo Lubrano, altro noto boss. La sua collaborazione con la Dda di Napoli poteva far luce su legami pericolosi tra imprenditoria, politica e camorra in Terra di Lavoro, con possibili nuove scosse nel già tormentato panorama criminale casertano.

La direzione del penitenziario, guidata da Giulia Russo, ha allertato la Procura distrettuale antimafia, che ha disposto il sequestro del corpo e l’autopsia. I primi rilievi confermano un’asfissia da soffocamento. Essendo in isolamento, l’ipotesi più accreditata resta quella del suicidio.

Ligato era stato interrogato il giorno prima della morte

Proprio il giorno prima della morte, Ligato era stato interrogato dai magistrati. Non era il suo primo incontro con la Dda, ma forse uno dei più delicati. Le sue rivelazioni avrebbero potuto scoperchiare nuovi retroscena su affari illeciti e collusioni.


Articolo pubblicato il giorno 5 Aprile 2025 - 07:48
Gustavo Gentile

Esperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E' stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana.

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