Milano– È morto all’età di 83 anni Graziano Mesina, figura simbolo del banditismo sardo del dopoguerra. L’ex latitante è deceduto nel reparto di detenzione dell’ospedale San Paolo di Milano, dove si trovava dopo essere stato trasferito dal carcere di Opera.
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Solo ieri era stato scarcerato per motivi di salute, su decisione del tribunale di sorveglianza di Milano, accogliendo l’istanza delle sue legali.
Era stato scarcerato ieri per motivi di salute
Conosciuto da tutti come “Gratzianeddu”, Mesina è stato protagonista di una lunga e controversa carriera criminale: ventidue evasioni (dieci riuscite), condanne per omicidio, traffico di droga e sequestri di persona, tra cui alcuni tra i più noti degli anni Settanta. Divenne famoso anche per il suo coinvolgimento come mediatore nella liberazione del piccolo Farouk Kassam, rapito in Sardegna nel 1992.
Originario di Orgosolo, penultimo di undici figli di una famiglia di pastori, il suo primo arresto risale al 1956. Da lì, una vita tra latitanze, arresti e fughe spettacolari, come quella dal carcere di Sassari nel 1966.
Dopo aver ottenuto la grazia nel 2004 dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, tornò alla ribalta per nuovi guai giudiziari, culminati nel suo ultimo arresto nel 2021 a Desulo, dopo oltre un anno di latitanza.
Con la morte di Mesina, si chiude uno dei capitoli più controversi della criminalità italiana del secondo dopoguerra: una figura mitizzata da alcuni, condannata da altri, che ha segnato la storia giudiziaria e sociale della Sardegna e dell’intero Paese.
Articolo pubblicato il giorno 12 Aprile 2025 - 13:26