L’inchiesta della DDA di Napoli, che ha portato oggi all’arresto di 8 affiliati al clan Licciardi della Masseria Cardone a Secondigliano ha svelato anche un inedito patto tra due storici sodalizi di camorra dell’area a Nord di Napoli.
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Si tratta di pagamenti mensili per evitare la collaborazione di Giuseppe Lo Russo, detenuto al 41 bis. L’unico dei fratelli della famosa famiglia dei “Capitoni” di Miano che non si è mai pentito.
Tra i 31 indagati dell’inchiesta, come emerge dall’ordinanza del gip Linda Comella della XIV sezione del Tribunale di Napoli, c’è anche Filomena Lo Russo, figlia di Giuseppe.
Un sistema di pagamenti mensili – la cosiddetta “mesata” – per garantire il silenzio del boss detenuto in regime di carcere duro. È questa la strategia emersa dalle indagini sul clan Licciardi, che da anni versa 2.500 euro al mese a Filomena Lo Russo, figlia di Giuseppe Lo Russo, storico capo dell’omonimo clan, oggi detenuto al 41 bis.
Lo scopo? Evitare che il pentimento del boss possa travolgere i Licciardi, legati ai Lo Russo da decenni di affari criminali. A rivelare il meccanismo sono intercettazioni e dichiarazioni di dei collaboratori di giustizia, che confermano l’esistenza di un patto di ferro tra le due famiglie.
Già nel 2016, Maria Licciardi – una delle tre anime del clan insieme ai fratelli Vincenzo e Pietro – aveva garantito personalmente i versamenti alla famiglia Lo Russo. A ricevere i soldi, Filomena Lo Russo, figlia di Giuseppe e sorella dei detenuti Vincenzo e Antonio.
I pagamenti avvenivano con puntualità bancaria presso un’ edicola nella Masseria Cardone, storico quartier generale dei Licciardi. Era la stessa Maria Licciardi a consegnare la cifra a un fedelissimo del clan ogni mese, insieme alle “paghe” degli altri affiliati.
Dalle chiamate intercettate nell’abitazione di Antonio Bruno , braccio destro dei Licciardi, emerge che Filomena Lo Russo aveva chiesto un anticipo, prontamente accordato dal clan “per mantenere buoni rapporti”.
Non solo: Maria Licciardi aveva affidato a Bruno il compito di gestire i rapporti con i Lo Russo, soprattutto dopo un conflitto interno tra Filomena e Matteo Balzano, esponente di spicco dei Mianesi.
Il motivo è chiaro: Giuseppe Lo Russo, in carcere, sa troppo. Le sue eventuali rivelazioni potrebbero scardinare l’intera organizzazione dei Licciardi, soprattutto sui vecchi affari tra i due clan.
Un rischio che Maria Licciardi non poteva permettersi, tanto da trasformare la “mesata” in un obbligo non scritto. Del resto, come confermato dal pentito Mario Lo Russo (lo zio di Filomena) in un verbale datato 2022 si legge: “Mia nipote prendeva i soldi dai Licciardi… Maria glieli portava sempre”.
Per la DDA, i versamenti a Filomena Lo Russo non sono solo tangenti, ma prova di un sistema criminale ancora attivo. La donna è accusata di: ricettazione (per aver accettato soldi di provenienza illecita), ma anche di favorire l’alleanza tra clan, aggravante tipica del delitto associativo.
(nella foto Maria Licciardi e Giuseppe Lo Russo)
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