Napoli – Si stringe il cerchio giudiziario attorno alle presunte infiltrazioni del clan Contini nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.
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Il giudice per l’udienza preliminare Campanaro del tribunale partenopeo ha emesso le prime sette condanne al termine del processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione che, la scorsa estate, aveva portato all’arresto dei presunti vertici della frangia guidata da Carmine Botta e Ciro Aieta.
Accogliendo parzialmente le richieste della Procura, il GUP ha riconosciuto la colpevolezza degli imputati per una serie di reati che vanno dall’associazione di stampo camorristico all’estorsione, traffico di stupefacenti e intestazione fittizia di beni.
Tuttavia, alcune delle pene inflitte sono risultate inferiori alle aspettative della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).Particolarmente significativa la riduzione di pena per Carmine Botta, ritenuto dagli inquirenti il reggente del clan Contini nella zona di San Giovanniello, per il quale il pubblico ministero aveva richiesto 15 anni di reclusione.
Anche per l’ex consigliere della Municipalità 3, Gennaro Manetta, detto “Maradona”, la condanna a 6 anni e 4 mesi è apparsa più mite rispetto ai 10 anni richiesti dall’accusa, che lo riteneva un organizzatore del clan. Il GUP lo ha invece condannato come semplice partecipe.
Le indagini della DDA, coordinate dai pubblici ministeri Converso e Varone, hanno delineato un quadro inquietante della presenza del clan Contini sul territorio, con presunte infiltrazioni che, secondo alcuni collaboratori di giustizia, si estendevano persino ad associazioni religiose e ambienti ecclesiastici.
Il giudice per le indagini preliminari (GIP) Colucci aveva definito i vertici del clan “statisti dell’antistato”, figure di spicco attive in diverse zone di Napoli, tra cui San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e il rione Amicizia, dove sorge l’ospedale San Giovanni Bosco, già oggetto di un’altra inchiesta nel 2019.
Le dichiarazioni del pentito Vincenzo Iuorio
Le dichiarazioni di Vincenzo Iuorio, ex affiliato al clan Sautto-Ciccarelli, hanno offerto uno spaccato delle presunte dinamiche illecite all’interno della struttura sanitaria: “Il parcheggio era loro, i Contini mi dissero che controllavano anche la mensa e lo spaccio all’interno dell’ospedale”.
Iuorio ha raccontato un episodio del 2018 in cui, in occasione di un incidente stradale che coinvolse una parente del suo boss, fu chiesto l’intervento di Carmine Botta per ottenere un trattamento di favore. “Non pagavamo il parcheggio e, quando entravamo nel reparto, alcune persone si mettevano a disposizione, ci davano i camici e ci facevano entrare anche in terapia intensiva”, ha dichiarato Iuorio. Ulteriori dettagli sulle presunte infiltrazioni erano emersi anche dalle dichiarazioni di Teodoro De Rosa, altro storico membro del clan Contini.
Le sentenze di ieri rappresentano un primo passo nell’accertamento delle responsabilità legate a questa vicenda che getta un’ombra inquietante sul sistema sanitario locale.
Nel dettaglio, il dispositivo di sentenza ha stabilito le seguenti condanne:
Luigi Perrotta: 8 anni di reclusione
Gaetano Esposito: 8 anni di reclusione
Giuseppe Boccelli: 7 anni e 8 mesi di reclusione
Ciro Aieta: 7 anni e 8 mesi di reclusione
Domenico Scutto: 6 anni e 8 mesi di reclusione
Gennaro Manetta: 6 anni e 4 mesi di reclusione
Carmine Botta: 5 anni e 4 mesi di reclusione in continuazione
Articolo pubblicato il giorno 19 Aprile 2025 - 08:20