Gragnano – C’è anche il fratello del boss Leonardo Di Martino o’ lione tra i sei arrestati nel blitz anticamorra di ieri sui Monti Lattari.
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Si tratta di Giovanni Di Martino di 70 anni finito in manette insieme con i suoi due figli, Antonio e Francesco Di Martino (32 e 29 anni),e due giovani leve del narcos Aniello Torta (23) e Vincenzo Scala (19).
I cinque avevano trasformato una ex struttura ricettiva abbandonata sul Monte Faito, nel territorio di Vico Equense, in una vera e propria serra per la coltivazione di cannabis.
Ma al centro dell’inchiesta, eseguita dai carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata su richiesta del pm Giuseppe Cimmarotta, della Dda di Napoli, figura Giovanni Afeltra, 56 anni, detto zizzammocca parente dei famosi Afeltra di Pimonte accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’intento di agevolare il clan Di Martino, attivo a Gragnano.
Secondo quanto emerso, Afeltra , che ha una ditta di impiantistica elettrica e che lavora negli ospedali della zona, avrebbe minacciato e costretto due imprenditori locali a versargli denaro in più occasioni.
L’indagine prende le mosse dal sequestro del cosiddetto “libro mastro” del clan, rinvenuto nel covo utilizzato durante la latitanza da Antonio Di Martino, figlio del boss detenuto Leonardo Di Martino, detto ‘o lione. Nel registro figurano circa 200 nomi di presunte vittime di estorsione, complete dei riferimenti agli esattori. Tuttavia, nessuna delle vittime – tra cui anche imprenditori di rilievo – ha mai sporto denuncia.
Nell’ambito dell’operazione, i militari hanno effettuato anche perquisizioni nelle abitazioni della moglie del boss e dei suoi cinque figli – Antonio, Michele, Fabio, Vincenzo e Rosario Di Martino – tutti indagati a piede libero.
Nel corso di una seconda inchiesta, i carabinieri hanno scoperto in una ex struttura ricettiva abbandonata sul Monte Faito, nel territorio di Vico Equense, in una vera e propria serra per la coltivazione di cannabis.
All’interno dell’edificio erano state sistemate 150 piante di marijuana e una camera per l’essiccazione. La zona era già stata adibita precedentemente a maneggio per cavalli, sempre sotto il controllo del clan. I cinque, insospettiti da accessi non autorizzati alla struttura, avevano anche affisso un cartello minatorio rivolto agli “estranei”, ignari del fatto che a entrare erano stati i carabinieri.
Agli arrestati, oltre alla coltivazione di stupefacenti, sono contestati anche reati di detenzione e porto illegale di armi, furto aggravato di energia elettrica e di acqua.
Le due inchieste, seppur distinte, offrono uno spaccato inquietante sull’attività del clan Di Martino tra estorsioni sistematiche e traffico di droga, in un contesto dove l’omertà resta una barriera difficile da abbattere, nonostante prove e sequestri.
QUESTI I NOMI:
Giovanni Di Martino, 70 anni – Gragnano
Antonio Di Martino, 32 anni – Gragnano
Francesco Di Martino, 29 anni – Gragnano
Aniello Torta, 23 anni – Gragnano
Vincenzo Scala, 18 anni – Gragnano
Giovanni Afeltra (detto “Zizzammocc”), 56 anni – Gragnano
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