Napoli – Un terremoto sta per abbattersi sul sistema criminale di Ponticelli, quartiere periferico di Napoli, grazie alla collaborazione con la giustizia di Giovanni Braccia, fedelissimo del boss Francesco De Martino, capo del clan degli “Xx”.
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Braccia, figura di spicco del gruppo che ha la sua roccaforte nel rione Fiat, ha deciso di fare marcia indietro dopo anni di militanza nella cosca, consegnando agli inquirenti della Dda di Napoli una mole di informazioni che potrebbe mettere in ginocchio l’intera organizzazione.
Arrestato pochi mesi fa durante un maxi-blitz che ha portato all’esecuzione di sessanta arresti e alla decapitazione del cartello De Micco-De Martino, Braccia, come ha anticipato il Roma, ha già reso numerose dichiarazioni, puntando il dito contro decine di ras e affiliati. Il suo contributo ha portato alla luce uno dei principali business del clan: il controllo monopolistico degli alloggi popolari nel quartiere.
Secondo quanto raccontato da Braccia, il clan De Martino gestiva con pugno di ferro il mercato degli alloggi pubblici a Ponticelli. «Quando un alloggio era libero», ha spiegato il neo collaboratore, «veniva occupato solo dopo aver pagato la camorra, in particolare il clan De Martino.
Se l’appartamento era chiuso, Francesco De Martino ordinava di venderlo». Il prezzo veniva fissato in base alle possibilità economiche dell’acquirente, ma il sistema era rigido e spietato: chi occupava un alloggio, regolarmente o meno, doveva versare una somma di circa 30.000 euro, di cui 5.000 andavano direttamente a De Martino. Anche gli acquirenti erano costretti a pagare 5.000 euro al clan.
«Questi versamenti erano obbligatori», ha sottolineato Braccia. «Chi si rifiutava di pagare veniva immediatamente sfrattato con la forza». Il racket riguardava principalmente gli alloggi di Ponticelli “di sotto”, ovvero il rione Incis, il rione Fiat e via Argine, mentre per Ponticelli “di sopra” il controllo era nelle mani dei De Micco “Bodo”. Senza il placet della cosca, nessun immobile poteva essere ceduto.
Ma le rivelazioni di Braccia non si fermano qui. L’ex boss ha svelato anche i nascondigli delle armi utilizzate dal clan per combattere la guerra contro i rivali De Luca Bossa. «Le armi si trovano in via Hemingway, nei pressi della mia salumeria», ha dichiarato. «Sono nascoste in un magazzino sotto il porticato, nel soffitto, all’altezza di un buco dove prima c’era un condizionatore». Tra le armi rinvenute ci sono una pistola 9×21, una calibro 38, due pistole 6 mm complete di caricatori e proiettili, e un fucile mitragliatore.
Un altro inquietante particolare emerso dalle dichiarazioni di Braccia riguarda le abitudini del boss Francesco De Martino e della sua famiglia. «De Martino e sua moglie andavano a prendere la nipote, la prima figlia di Salvatore De Martino, scortati da soggetti armati», ha raccontato. «Io stesso ho visto che Lina e De Martino erano accompagnati da Alessio Velotti, armato di pistola. C’era anche un altro soggetto armato che faceva parte della scorta».
Questa pratica non è nuova: già l’estate scorsa la Direzione distrettuale antimafia aveva acceso i riflettori su Salvatore De Martino, figlio di Francesco, accusato di aver perseguitato l’ex compagna dopo la fine della loro relazione, usando la figlia come strumento di pressione.
Le dichiarazioni di Braccia rappresentano un colpo durissimo per il clan De Martino, già indebolito dal maxi-blitz di pochi mesi fa. La sua collaborazione potrebbe portare a nuovi arresti e smantellare ulteriormente l’organizzazione, mettendo fine a un sistema criminale che per anni ha oppresso il quartiere di Ponticelli.
Ora la palla passa alla magistratura, che dovrà verificare e utilizzare le informazioni fornite da Braccia per continuare la lotta alla camorra. Intanto, a Ponticelli, l’aria sembra cambiare: dopo anni di silenzio e paura, c’è chi inizia a sperare in un futuro diverso.
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