Ad A.
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Ambientata in un’Italia del 2035 sotto un regime ultraconservatore, la storia segue Ada, una donna di quaranta anni affetta da Alzheimer giovanile. La narrazione mostra la sua quotidianità divisa tra l’ospedale e mondi immaginari, mentre il marito Pietro protegge Ada dalla dura realtà esterna. Max, il fratello di Pietro, si unisce a loro, trovando una connessione tra la realtà e la fantasia.
La regista descrive lo spettacolo come un riflesso della società attuale che spesso dimentica i più deboli. “Ad A.” non è solo teatro, ma un’occasione per il pubblico di confrontarsi con le difficoltà dei malati e di chi se ne occupa. L’opera si propone di dare voce a chi è emarginato e di analizzare il ruolo delle istituzioni in questo contesto.
La produzione ha collaborato con associazioni specializzate nell’Alzheimer per assicurare autenticità e rispetto nella rappresentazione della malattia. “Ad A.” si presenta come un omaggio a tutti coloro che vivono queste sfide quotidianamente, cercando di sensibilizzare il pubblico su tematiche troppo spesso trascurate.
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