NAPOLI – Il mondo dello spettacolo, della cultura e dell’informazione scende in campo per difendere l’Area Marina Protetta della Gaiola, minacciata da un controverso progetto di “riqualificazione ambientale” che potrebbe riversare nel mare liquami e acque di dilavamento urbano.
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L’allarme arriva da Marevivo, che con il video denuncia “Non è bastato!” accende i riflettori su uno scempio ambientale che rischia di devastare uno dei gioielli naturalistici del Golfo di Napoli. Nel filmato, diffuso sui social, volti noti come Luisa Ranieri, Valerio Rossi Albertini, Giusy Buscemi, Alessandro Cecchi Paone, Marisa Laurito, Patrizio Rispo, Licia Colò e tanti altri ripetono con forza lo slogan “Non è bastato!”, sottolineando il paradosso di una battaglia che, nonostante decenni di impegno, rischia di essere vanificata.
L’istituzione dell’Area Marina Protetta della Gaiola, avvenuta nel 2002 dopo anni di lotte, sembrava garantire la tutela di uno dei tratti di mare più preziosi d’Italia. Ma oggi, il piano di risanamento di Bagnoli, approvato dal Ministero dell’Ambiente, prevede il raddoppio del collettore fognario e la creazione di nuovi scarichi di troppopieno nei fondali di Gaiola e Nisida, un intervento che gli esperti giudicano potenzialmente devastante per l’ecosistema marino.
“La Gaiola è il simbolo di un cortocircuito tra teoria e pratica – dichiara Rosalba Giugni, presidente di Marevivo –. Da un lato, c’è un grande impegno collettivo per proteggere il nostro patrimonio naturale, dall’altro prevalgono interessi miopi che favoriscono la distruzione anziché la conservazione”.
Nel video, le personalità coinvolte elencano tutti i motivi per cui questa decisione appare assurda: “Non sono bastati 35 anni di battaglie per proteggere la Gaiola. Non sono bastate le leggi europee e internazionali sulla tutela della biodiversità marina. Non è bastata la mobilitazione di esperti, associazioni e cittadini per fermare questo progetto. Non è bastata neppure la nostra Costituzione, che tutela l’ambiente e gli ecosistemi per le future generazioni”.
Marevivo, insieme al direttore dell’AMP Gaiola Maurizio Simeone, il coordinamento tutela “Chi tene o’ mare”, Greenpeace Italia e una squadra di legali, ha già presentato un ricorso al TAR Campania per bloccare il progetto. Intanto, la protesta cresce: 16 associazioni ambientaliste, migliaia di cittadini e oltre 30.000 firme raccolte dimostrano che la battaglia per salvare la Gaiola è tutt’altro che chiusa. “Non possiamo restare a guardare mentre viene compromesso uno degli ultimi paradisi del mare di Napoli”, concludono gli organizzatori. L’appello è chiaro: “Basta fogne nel mare di Napoli!”
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