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Rivolta ed aggressione nel carcere di Avellino: I nomi degli 11 raggiunti dalle misure cautelari

Tra gli arrestati anche Valentino Tarallo, presunto capo di un gruppo di spaccio a Secondigliano
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Avellino – Undici detenuti sono stati raggiunti da misure cautelari in seguito a una violenta rivolta scoppiata lo scorso ottobre nel carcere di Avellino, culminata con il tentato omicidio di un detenuto, Paolo Piccolo, ancora oggi ricoverato in condizioni gravissime.

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Tra gli arrestati figura Valentino Tarallo, 31 anni, napoletano di Secondigliano, già noto alle forze dell’ordine come gestore di una piazza di spaccio e ritenuto a capo di un gruppo che mirava a controllare il traffico di droga anche all’interno del penitenziario.

L’operazione, coordinata dalla Squadra Mobile della Questura di Avellino e dalla Polizia Penitenziaria, è stata condotta sotto la direzione del primo dirigente Aniello Ingenito e del questore Pasquale Picone. Le indagini, avviate dalla Procura della Repubblica di Avellino, hanno portato all’emissione di un’ordinanza cautelare da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, che ha disposto la custodia in carcere per gli 11 detenuti ritenuti responsabili dell’aggressione.

La dinamica dell’aggressione

Il 22 ottobre 2024, all’interno della Casa Circondariale di Avellino, si è scatenata una violenta rissa tra due fazioni rivali, entrambe intenzionate a conquistare il controllo delle attività illecite nel penitenziario. La vittima, Paolo Piccolo, originario del Vesuviano, sarebbe stato preso di mira perché stava cercando di ritagliarsi uno spazio nello stesso mercato. L’aggressione è stata ricostruita grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze di alcuni detenuti.

Il raid è iniziato con un attacco agli agenti della Polizia Penitenziaria, che sono stati disarmati delle chiavi e resi incapaci di intervenire. Successivamente, il gruppo di aggressori ha fatto irruzione nella cella di Piccolo, trascinandolo fuori e colpendolo ripetutamente con oggetti contundenti. Il detenuto ha riportato traumi gravissimi, tra cui un ematoma cerebrale, ed è stato trasportato d’urgenza in terapia intensiva, dove versa ancora in condizioni critiche.

Il trasferimento di massa e le indagini

A seguito dell’aggressione, le autorità hanno disposto un trasferimento di massa dei detenuti della sezione di Alta Sicurezza, spostando una cinquantina di prigionieri in altre strutture detentive italiane. Le indagini, condotte dalla Polizia Penitenziaria e coordinate dal sostituto procuratore Luigi Iglio, hanno portato all’identificazione degli undici responsabili. Tra loro spicca Raffaele Zona, 30 anni, di Campobasso, ritenuto uno dei capi del gruppo che ha orchestrato l’attacco.

Durante le perquisizioni sono stati sequestrati indizi cruciali, tra cui scarpe, tute e scaldacollo, che potrebbero contenere tracce di DNA della vittima. Gli undici detenuti sono accusati di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, poiché gli agenti penitenziari sono stati neutralizzati per permettere il compimento del raid.

I nomi degli arrestati

Ecco l’elenco completo degli undici detenuti raggiunti dalle misure cautelari:

  1. Crisci Sabato Francesco, 20 anni, di Avellino
  2. Osemwegie Nelly, 36 anni, della Nigeria
  3. Tarallo Valentino, 31 anni, di Napoli
  4. Zona Raffaele, 30 anni, di Campobasso
  5. Paudice Agrippino, 26 anni, di Napoli
  6. Capone Giovanni, 27 anni, di Napoli
  7. Gallo Luigi, 42 anni, di Sarno (SA)
  8. Benedetto Luciano, 40 anni, di Salerno
  9. Flammia Giovanni, 38 anni, di Napoli
  10. Milo Pasqualino, 42 anni, di Cercola (NA)
  11. Pisapia Vincenzo, 28 anni, di Avellino

Un sistema carcerario sotto pressione

L’episodio ha riacceso i riflettori sulla criminalità intramuraria, un fenomeno sempre più preoccupante nei penitenziari italiani. Il traffico di droga e telefoni cellulari, infatti, rappresenta un business estremamente redditizio, con prezzi che lievitano vertiginosamente dietro le sbarre. La vicenda di Avellino dimostra come la lotta per il controllo di queste attività illecite possa sfociare in violenze estreme, mettendo a rischio non solo i detenuti ma anche il personale carcerario.

L’Ufficio inquirente guidato da Domenico Airoma e la Sezione specializzata nella criminalità intramuraria stanno lavorando per ricostruire l’intera dinamica dell’aggressione e per individuare eventuali collegamenti con altri episodi di violenza all’interno del carcere. Intanto, la situazione di Paolo Piccolo resta drammatica, mentre la giustizia cerca di fare luce su una delle pagine più oscure della recente cronaca carceraria.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 10 Marzo 2025 - 19:20


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