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Napoli, “Qui muore poca gente, perdiamo un sacco di soldi”: intercettazioni choc della cricca dei certificati

Uno dei medici finiti in carcere consegnava addirittura i kit per gli esami genetici ai necrofori.  Il ruolo di Salvatore Alajo già arrestato nella inchiesta sulla truffa dei falsi invalidi
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Un tariffario macabro e un sistema oliato di corruzione: 50 euro per un certificato di morte naturale, 70 per un test del Dna necessario alla cremazione.

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È il prezzo della vergogna emerso dall’inchiesta che ha portato ieri i carabinieri del Nas a sgominare un’associazione a delinquere radicata nell’Asl Napoli 1 Centro, con 69 arresti e 96 indagati. Il gip Fabio Provvisier ha disposto il carcere per 18 persone e i domiciliari per altre 51, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, falso ideologico e materiale, corruzione e truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale.

Tra i protagonisti, cinque medici, alcuni dei quali firmavano senza alcun accertamento, affidandosi ciecamente alle informazioni fornite da delegati di agenzie funebri complici, intascando denaro senza battere ciglio.

In una conversazione, del 31 maggio del 2023 la dottoressa Margherita Tartaglia, una delle figure chiave dell’inchiesta, nota professionista della chirurgia estetica con uno studio privata alla Riviera di Chiaia molto frequentato, si lamentava con il collega (altro personaggio chiave dell’organizzazione) della scarsità di decessi: “Gigi, sta morendo poca gente”, diceva, e il collega rispondeva: “Non fanno morti, abbiamo perso un mare di soldi!”.

“Non fanno morti, abbiamo perso un mare di soldi!”.

In un’altra intercettazione, i due medici parlavano dello scambio di denaro tra impresari funebri, medici e impiegati comunali. “Io sabato ho fatto solo un certificato di morte”, diceva Luigi Rinaldi, “e Dominech mi ha detto ‘il dottore ha chiesto 70 euro, perché tutti quanti mi pagano 70 e non 50 euro'”. La Tartaglia, a quel punto, spiegava che alcuni impresari funebri si sdebitavano con doni: “Mi portano il caffè, il tonno e altre cose, mi riempiono di tante cose…”.

In un’altra intercettazioni sempre  il dottore Luigi Rinaldi parla invece con l’impresario funebre Maurizio Petriccione  e spiega: “abbiamo fatto tu e Enzo che non ci ha dato proprio niente, (soldi n.d.r.), ha detto io sono già d’accordo con Margherita…gli ho detto guarda che normalmente devi cacciare 10.00 euro normale e poi siamo tutti uguali io
Margherita e Federico se si tratta di schede sono 70 con la cremazione, senza la cremazione 50, chiaro ho detto caro”.

A quel punto l’imprenditore chiede: “Avete aumentato?”, e Rinaldi replica: “certo, abbiamo portato la cremazione a 70 perché giustamente non la fa quasi nessuno di noi perché se tu
vai da qualche altro collega, pure…omissis…, non te la fa perché tiene paura, i cretini che sono “.

Uno dei medici finiti in carcere consegnava addirittura i kit per gli esami genetici ai necrofori

A eseguire i test del Dna e a classificare come “naturali” morti che ora sollevano inquietanti interrogativi erano, incredibilmente, i necrofori. Uno dei medici finiti in carcere consegnava addirittura i kit per gli esami genetici, mentre numerosi test sono stati sequestrati dal Nas negli uffici delle pompe funebri coinvolte.

L’indagine, partita da un caso di assenteismo segnalato dalla stessa Asl – una dottoressa che gestiva un centro estetico privato invece di lavorare – ha scoperchiato un vaso di Pandora. I carabinieri hanno ricostruito una rete criminale che coinvolgeva intermediari legati al mondo dell’invalidità civile, patronati, Caf, agenzie private e dipendenti comunali degli uffici cimiteriali e dell’Anagrafe.

Il “business del caro estinto” non si fermava qui. Per accaparrarsi i funerali, c’era chi alterava il numero civico delle abitazioni dei defunti, facendoli rientrare nel distretto sanitario 24, corrispondente al quartiere Chiaia di Napoli.

 Il ruolo di Salvatore Alajo già arrestato nella inchiesta sulla truffa dei falsi invalidi

Tutti i 300 casi documentati si concentrano in questa zona, già nota in passato per un’indagine sui . Tra gli arrestati spunta anche l’ ex consigliere di municipalità di centrodestra, Salvatore Alajo vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, ritenuto la mente di quella truffa e ora accusato di fare da intermediario in questo nuovo scandalo.

Nel 2017 era stato anche arrestato perché aveva picchiato e cercato di dare fuoco alla moglie.

Per mesi, telecamere e intercettazioni hanno immortalato passaggi di denaro, movimenti e conversazioni degli indagati. I video, agli atti, inchiodano i responsabili, lasciando poco spazio a dubbi. Ma l’inchiesta va oltre: i carabinieri del Nas hanno documentato anche episodi di assenteismo medico e un altro giro di mazzette, con contrassegni per disabili concessi a falsi handicappati per 300 euro.

Fondamentale il ruolo dei dipendenti comunali, che, corrotti, autorizzavano trasporti e cremazioni sulla base di certificati falsi, senza verificare le firme dei congiunti dei defunti, spesso apposte in loro assenza.

Il colpo di scena arriva quando alcuni dipendenti pubblici, accortisi delle indagini, hanno avvertito gli imprenditori delle pompe funebri, tentando di inquinare le prove. Un sistema marcio, che lucrava sulla morte e sulla vulnerabilità, ora smantellato grazie all’operazione del Nas e della Procura di Napoli.

Le chat e i video

Quando gli arrestati hanno iniziato a sospettare di essere spiati, hanno cercato di comunicare tramite chat criptate, come Whatsapp e Telegram. Tuttavia, anche queste conversazioni sono state intercettate dai carabinieri. Inoltre, sono stati acquisiti video che documentano il passaggio di denaro dalle mani degli impresari funebri ai medici.

Il ruolo dei dipendenti comunali

I dipendenti comunali infedeli svolgevano un ruolo cruciale nel sistema corruttivo, rilasciando permessi irregolari per il trasporto e la cremazione delle salme sulla base di certificati medici falsi. Uno dei medici arrestati è riuscito a firmare anche quattro permessi in un solo giorno, approfittando della chiusura degli uffici di domenica.

L’inchiesta ha portato all’arresto di quattro medici, decine di titolari di pompe funebri e impiegati comunali. Le indagini sono ancora in corso per accertare l’entità del giro d’affari illecito e individuare eventuali altri responsabili.

 Sequestrati complessivamente 95mila euro

“Per adesso abbiamo operato un sequestro per equivalente di 35mila euro che ha quantificato la Procura. Ovviamente sono state sequestrate anche somme di denaro di cui dobbiamo accertare la provenienza e se sono documentate”, ha spiegato ieri Alessandro Cisternino, comandante Nas Napoli, in merito all’operazione.

Nel corso dell’esecuzione di ieri mattina sono stati rinvenuti e sequestrati anche 50mila euro nella disponibilità dei medici dell’Asl e circa 10mila euro nella disponibilità dei dipendenti dell’Ufficio Cimiteriale di Napoli nonché certificati necroscopici e kit per il prelievo del Dna nella disponibilità dei dipendenti delle imprese di pompe funebri.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 12 Marzo 2025 - 08:08


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