Napoli – Vincenzo Sibillo e Anna Ingenito, genitori di Emanuele Sibillo, il giovane boss di camorra ucciso in un agguato nel luglio 2015, sono stati assolti con formula piena dal Tribunale Collegiale di Napoli.
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I due erano accusati di estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo mafioso, tra cui la creazione di un altarino dedicato al figlio, dove i commercianti della zona erano costretti a rendere omaggio e pagare il pizzo.
L’altarino, diventato simbolo del potere del clan dei Decumani, aveva scatenato indignazione e polemiche, tanto da spingere il deputato di Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, allora consigliere regionale, a denunciare pubblicamente la situazione.
Le immagini degli omaggi al giovane boss avevano fatto il giro del web, alimentando il dibattito sulla persistente influenza delle organizzazioni criminali nel territorio napoletano.
Nonostante l’assoluzione, i coniugi Sibillo non hanno ancora chiuso i conti con la giustizia. Entrambi sono coinvolti in altri procedimenti penali legati alle attività del clan dei Decumani.
Vincenzo Sibillo è attualmente detenuto nel carcere di Sulmona, mentre Anna Ingenito, tornata in libertà da qualche tempo, ha già annunciato di voler ricostruire l’altarino dedicato al figlio. “Lo rifaremo”, ha dichiarato, chiedendo anche la restituzione del busto di Emanuele.
Emanuele Sibillo, ucciso a soli 19 anni, era diventato un simbolo della camorra giovanile a Napoli con la sua “Paranza dei bambini” e, purtroppo, la sua figura continua a essere oggetto di culto da parte di chi ne perpetua la memoria. L’assoluzione dei genitori, tuttavia, non cancella le ombre che gravano sulla loro posizione.
“Quell’altarino – dichiara Borrelli- non era un semplice omaggio commemorativo ad un figlio morto ma il simbolo del potere e della prepotenza camorristica, un inno alla criminalità, una rivendicazione della sovranità criminale sul territorio. Ora si sentono forti per la sentenza che li assolve ma come sarà posata la prima pietra per la ricostruzione della cappella noi ne chiederemo nuovamente lo smantellamento. Si dimostri che la legalità è ben più forte della cultura camorristica”.
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