Sono ormai troppi anni che il conflitto israelo-palestinese imperversa senza sosta e con una forte escalation di tensioni e violenza fra arabi ed ebrei.
Una guerra che si è inasprita ulteriormente a partire dal 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas (gruppo palestinese politico e paramilitare) ha attaccato Israele, scatenando il successivo assalto di Israele contro la Striscia di Gaza, che ha causato uccisioni e sfollamenti che hanno generato una catastrofe umanitaria senza precedenti.
Il conflitto si è poi diffuso anche in Cisgiordania, dove le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, insieme a uccisioni di massa incontrollate.
Da qui la necessità urgente di un cessate il fuoco e l’intervento delle Organizzazioni Umanitarie in soccorso delle vittime della guerra in Palestina, come ad esempio Medici Senza Frontiere. MSF infatti è presente in queste terre per fornire servizi medici specializzati e offrire supporto al sistema sanitario locale sovraccarico, lavorando spesso al limite della sicurezza e sotto costanti minacce. Una situazione che continua a rimanere grave.
Guerra in Palestina: le tappe del 2024
Nei primi mesi del 2024, il conflitto in Palestina si è fortemente intensificato, con Israele che ha moltiplicato le operazioni militari nella Striscia di Gaza, colpendo infrastrutture civili e quartieri residenziali tramite bombardamenti e attacchi via terra. In aumento sono stati anche gli scontri tra coloni israeliani e palestinesi in Cisgiordania, con migliaia di vittime tra i civili.
Tutto questo ha provocato la mancanza di cibo, acqua e forniture mediche per la popolazione. Da qui l’intervento di Stati Uniti, Egitto e Qatar tramite richieste di cessate al fuoco, che hanno però solo portato a brevi tregue, interrotte da nuove offensive e l’avvio di indagini su possibili violazioni dei diritti umani da parte della Corte Penale.
Nell’estate del 2024 però la guerra in Palestina si è ulteriormente espansa nel sud del Libano, rivelando come ogni tentativo di pace sia stato un buco nell’acqua. Tra luglio e agosto ci sono state nuove richieste di fermare le operazioni a Gaza e liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, mentre la popolazione civile continuava ad affrontare la carestia, con il sistema sanitario ormai al collasso.
Gli ultimi mesi del 2024 hanno registrato una proposta di pace, da parte di Ex leader israeliani e palestinesi, basata su due Stati, con una gestione condivisa di Gerusalemme. Nel frattempo, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per Benjamin Netanyahu, Mohammed Deif e il ministro della Difesa Yoav Gallant, con l’accusa di crimini di guerra contro la popolazione palestinese. Nonostante questi piccoli passi in avanti però, Israele ha mantenuto il blocco sugli aiuti umanitari, facendo ulteriormente precipitare la crisi.
La situazione attuale
Nel primo mese del 2025, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco grazie alla mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar. L’accordo prevede principalmente tre fasi cruciali.
Un primo stop al conflitto (19 gennaio 2025), della durata di sei settimane, con la ritirata graduale di Israele dalle aree urbane di Gaza e la liberazione di 33 ostaggi e oltre 1.000 prigionieri palestinesi. Successivamente, un cessate il fuoco permanente, con il rilascio degli ostaggi rimanenti e il completo ritiro delle forze israeliane da Gaza. Infine, l’apertura delle trattative per la ricostruzione e l’amministrazione futura di Gaza.
Tanto c’è invece ancora da fare dal punto di vista umanitario, con le popolazioni coinvolte che stanno pagando un immenso tributo dal punto di vista fisico e psicologico e con le Organizzazioni Umanitarie che lavorano incessantemente per portare aiuti e dare il massimo supporto alle vittime. Un’emergenza che è tutt’altro che finita e che richiede interventi urgenti e immediati.
Articolo pubblicato il giorno 24 Marzo 2025 - 10:09