Un gesto estremo che ha scosso la comunità e riacceso il dibattito sul bullismo e la transfobia.
Davide Garufi, noto come Alex sui social, si è tolto la vita mercoledì scorso a Sesto San Giovanni, nella cintura milanese, dopo aver subito violenti episodi di bullismo transfobico, sia online che nella vita reale.
La sua morte ha provocato un’ondata di dolore e indignazione, con Sinistra Italiana che, in un comunicato, ha definito il tragico evento non un semplice suicidio, ma un “omicidio” causato da una società intollerante e da una cultura che non accetta la diversità.
Davide Garufi, noto come Alex sui social, aveva fatto recentemente coming out
Alex, 19 anni, aveva recentemente fatto coming out come donna transgender su TikTok, chiedendo di essere chiamata Alexandra e annunciando con orgoglio l’inizio della terapia ormonale.
Da quel momento, però, la sua vita è stata segnata da insulti, commenti denigratori e attacchi transfobici, sia sui social network che nella quotidianità. Un’ondata di odio che, secondo Sinistra Italiana, ha contribuito a spingere il giovane verso un gesto disperato.
“Non considero la morte di Alex un suicidio, ma un omicidio”, ha dichiarato Daniele Durante, delegato ai Diritti della segreteria di Sinistra Italiana Milano.
“La responsabilità è di una società tradizionale ed egoista, che non comprende l’impatto devastante del bullismo online su chi sta già affrontando un percorso complesso di autodeterminazione. E la colpa è anche di quei movimenti anti-scelta e della destra intollerante che negano l’esistenza delle persone transgender, umiliandole fino a portarle alla morte”.
Sinistra Italiana ha espresso profondo cordoglio per la famiglia, gli amici e i follower di Alex, ricordando il coraggio del giovane nel mostrarsi al mondo per quello che era. “Alex ha avuto il coraggio di essere sé stessə, di vivere la sua verità, ma è stato schiacciato da una cultura che ancora non accetta la diversità”, si legge nel comunicato.
L’organizzazione si è impegnata a combattere quella che definisce una “disumana anti-cultura”, promuovendo iniziative legislative forti e collaborando con associazioni e movimenti LGBTQIA+ per costruire una società più giusta e inclusiva.
La tragica vicenda di Alex riaccende i riflettori sul fenomeno del bullismo online, sempre più diffuso e pericoloso, soprattutto per le persone transgender e non conformi ai generi tradizionali.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Disagio Giovanile, il 70% delle persone LGBTQ+ ha subito almeno un episodio di violenza verbale o fisica, e il 30% ha pensato al suicidio. Numeri che fanno riflettere e che chiedono un intervento immediato da parte delle istituzioni e della società civile.
L’hashtag #GiustiziaPerAlex è diventato virale
Intanto, sui social network, migliaia di utenti hanno espresso solidarietà alla famiglia di Alex, condividendo messaggi di supporto e denunciando la cultura dell’odio. L’hashtag #GiustiziaPerAlex è diventato virale, con molti che chiedono una legge più severa contro il bullismo e la transfobia.
La storia di Alex, purtroppo, non è isolata, ma rappresenta l’ennesimo caso di una giovane vita spezzata dall’intolleranza. Una tragedia che, si spera, possa servire da monito per un cambiamento radicale.
Articolo pubblicato il giorno 24 Marzo 2025 - 07:18