Casoria– Un meccanismo fraudolento che avrebbe consentito un risparmio fiscale indebito di 2,5 milioni di euro è stato smascherato dalla Guardia di Finanza di Napoli, che nella giornata odierna ha eseguito due provvedimenti di sequestro nei confronti di una società di trasporto merci su strada con sede a Casoria e del suo rappresentante legale.
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Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli, è stato eseguito su delega della Procura della Repubblica, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla sezione criminalità economica e condotta dal Gruppo di Frattamaggiore.
Il sistema fraudolento
L’inchiesta ha portato alla luce una strategia ben collaudata per eludere il fisco, basata sull’utilizzo di società cartiere, intestate a meri prestanome ma di fatto gestite dallo stesso imprenditore indagato. Attraverso queste imprese fittizie, venivano emesse fatture per operazioni inesistenti, con costi gonfiati relativi alla fornitura di manodopera e mezzi di trasporto, abbattendo così la base imponibile della società principale.
I lavoratori e i mezzi di trasporto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, risultavano formalmente attribuiti alle società cartiere, che però non versavano le relative imposte, concentrando il carico fiscale su soggetti destinati a fallire. In questo modo, l’imprenditore avrebbe sottratto al fisco 2,5 milioni di euro tra IVA e IRES, poi oggetto del sequestro odierno.
I sequestri e gli indagati
I provvedimenti di sequestro hanno riguardato conti correnti, beni mobili e immobili intestati alla società di trasporto e al suo rappresentante legale, per un importo complessivo di 2.458.689 euro.
Oltre all’imprenditore casoriano, dominus della frode, la Procura ha indagato altre sette persone con l’accusa di emissione di fatture false e bancarotta fraudolenta, avendo causato, attraverso ripetute condotte dolose e il mancato pagamento di obblighi fiscali e debiti, il fallimento di una delle società coinvolte.
Non è la prima volta che il principale indagato finisce nel mirino della giustizia: risulta infatti già coinvolto in un precedente procedimento per bancarotta fraudolenta legata a società “clone”, vicenda per la quale è già stata avviata l’azione penale.
Responsabilità amministrativa per quattro società
Nell’ambito dell’inchiesta, è stata inoltre contestata la responsabilità amministrativa a quattro società riconducibili all’imprenditore, ritenute parte integrante del sistema fraudolento e beneficiarie dei vantaggi derivanti dalle condotte illecite accertate.
L’indagine prosegue per ricostruire eventuali ulteriori ramificazioni della frode e individuare altri possibili responsabili.
Articolo pubblicato il giorno 27 Marzo 2025 - 13:37