Il luogotenente dei carabinieri Giuseppe Improta, 58 anni originario di Teverola arrestato ieri con l’accusa di corruzione aggravata: avrebbe ricevuto uno stipendio fisso di mille euro e bonus per fornire informazioni riservate al clan della 167 di Arzano.
Punti Chiave Articolo
E’ stato fermato dai suoi stessi colleghi della stazione di Arzano. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, il militare avrebbe incassato regolarmente denaro ma anche altri favori come pezzi di ricambio per la sua auto, dal clan locale in cambio di informazioni riservate sulle indagini.
L’accordo prevedeva un compenso fisso di mille euro al mese, oltre a somme variabili tra i 2 e i 3mila euro, oltre a favori personali, come interventi di manutenzione e riparazioni auto per sé e per i familiari.
In cambio, il carabiniere avrebbe avvisato il clan delle operazioni in corso, facilitando la latitanza del boss e omettendo di notificare provvedimenti giudiziari. Tra le accuse mosse dalla Dda anche la falsificazione di relazioni di buona condotta per il capoclan, quando quest’ultimo era sottoposto a sorveglianza speciale.
Insieme al militare sono stati arrestati Giuseppe e Mariano Monfregolo e Aldo Bianco, ritenuti esponenti del clan della 167. Nelle indagini risultano coinvolti anche due collaboratori di giustizia, attualmente indagati a piede libero. I fatti contestati si sarebbero svolti tra il 2015 e il 2023.
Accusati di corruzione continuata in concorso
Gli arrestati devono ora rispondere dell’accusa di corruzione continuata in concorso, aggravata dall’aver favorito un’organizzazione mafiosa. Un duro colpo per l’Arma, che ora deve fare i conti con l’ennesimo caso di infedeltà interna.
(nella foto da sinistra Giuseppe Monfregolo, Mariano Monfregolo e il carabiniere Giuseppe Improta)
Articolo pubblicato il giorno 19 Marzo 2025 - 08:38