Roma – La sanità italiana si trova ad affrontare una crisi senza precedenti: ogni anno, oltre 10.000 infermieri abbandonano il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), un’emorragia che rischia di compromettere seriamente il futuro dell’assistenza sanitaria nel Paese.
A lanciare l’allarme è la Fondazione Gimbe, che denuncia condizioni di lavoro insostenibili, stipendi inadeguati e un crescente rischio di burnout e violenze per i professionisti del settore.
Un quadro allarmante:
Carenza di personale: L’Italia conta solo 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, ben al di sotto della media OCSE (9,8) e della media UE (9). In Europa, solo Spagna, Polonia e Ungheria registrano dati peggiori.
Fuga dal SSN: Nel triennio 2020-2022, 16.192 infermieri hanno lasciato il servizio pubblico, e nel solo 2024 si sono registrate 10.230 cancellazioni dall’Albo Fnopi, requisito indispensabile per esercitare la professione.
Invecchiamento del personale: Un infermiere su quattro è prossimo alla pensione, e si teme un’ondata di pensionamenti nei prossimi anni.
Stipendi bassi: Gli infermieri italiani percepiscono stipendi tra i più bassi d’Europa, con una retribuzione annua lorda inferiore di 9.463 dollari rispetto alla media OCSE.
Violenze e burnout: I professionisti del settore sono sempre più esposti a episodi di violenza (260.000 casi di aggressioni solo nel 2024) e a un elevato rischio di burnout.
Conseguenze e richieste:
La carenza di infermieri mette a rischio la riforma dell’assistenza territoriale, che prevede un ruolo chiave per questi professionisti nelle Case e negli ospedali di comunità. La Fondazione Gimbe chiede un piano straordinario per la professione, con interventi urgenti su stipendi, condizioni di lavoro e formazione.
Il blocco del contratto:
A peggiorare la situazione, il blocco della trattativa per il rinnovo del contratto del comparto sanità, che prevede un aumento salariale di 180 euro lordi mensili per gli infermieri, e l’impossibilità di avviare la trattativa per il contratto 2025-27, che porterebbe un ulteriore aumento di oltre 200 euro.
L’appello:
Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, avverte che il quadro attuale “compromette il funzionamento della sanità pubblica e mina l’equità nell’accesso alle cure”. Il segretario del sindacato Nursind, Andrea Bottega, auspica che la trattativa per il rinnovo del contratto possa ripartire dopo le elezioni delle Rsu.
Articolo pubblicato il giorno 25 Marzo 2025 - 19:51