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Il noto vulcanologo è intervenuto ai microfoni di Radioclub91 per commentare la delicata situazione del bradisismo nell’area flegrea. Secondo l’esperto, il piano attuale, che prevede l’evacuazione di 500.000 persone, non tiene conto della reale portata del rischio: “Sarebbero almeno tre milioni le persone in pericolo, considerando l’intera area metropolitana di Napoli”.
Mastrolorenzo ha sottolineato che lo scenario di riferimento deve essere aggiornato per includere un’eruzione di tipo pliniano, ovvero di intensità 80 volte superiore a quella che nel 79 d.C. distrusse Pompei. “Anche in caso di un’eruzione media, il piano attuale è inadeguato”, ha aggiunto il vulcanologo, evidenziando la necessità di un approccio più cautelativo.
Il vulcanologo ha poi richiamato l’attenzione sui recenti fenomeni sismici e sulle emissioni di anidride carbonica nella Piana di Agnano, definiti “preoccupanti”. “Stiamo parlando di 5.000 tonnellate di CO2 al giorno, l’equivalente di un milione di furgoncini che emettono anidride carbonica in forma gassosa”, ha spiegato Mastrolorenzo.
A questo si aggiungono terremoti di magnitudo tale da poter causare vittime. “È necessario valutare il passaggio al terzo livello di allerta”, ha insistito.
Mastrolorenzo ha anche puntato il dito contro le trivellazioni effettuate nell’area di maggiore emissione fumarolica, ritenendole una delle cause del peggioramento della situazione.
“Già all’epoca denunciai i rischi, c’era già l’allerta gialla”, ha ricordato. Il vulcanologo ha criticato la mancanza di soglie definite per valutare l’emergenza: “I fenomeni possono aumentare di 100 volte senza che si attivino procedure adeguate. Eppure, le prime ore di un’eruzione sono cruciali”.
Secondo Mastrolorenzo, la situazione è aggravata dalla mancanza di informazione alla popolazione. “Non informando la gente, non le si è permesso di mettersi in sicurezza o di allontanarsi”, ha denunciato. “Conviviamo con il bradisismo come se fosse un fenomeno innocuo, ma non conosciamo la sua evoluzione. Si è detto il falso, oggettivamente”.
Il vulcanologo ha infine sottolineato la responsabilità della ricerca e delle istituzioni: “Non abbiamo in pugno la situazione. Siamo in ritardo su tutto, e questo ritardo potrebbe costare caro”.
Intanto, la popolazione dell’area flegrea resta in attesa di risposte concrete, mentre il dibattito sull’adeguatezza delle misure di sicurezza continua a dividere esperti e istituzioni.
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