Due provvedimenti di fermo in poche ore, lo stesso destinatario: Vincenzo Sarno, in passato figura di vertice dell’omonimo clan attivo a Ponticelli (che guidava insieme ai fratelli) prima di diventare, nel 2009, un collaboratore di giustizia.
Punti Chiave Articolo
- 1. Le indagini
- 2. I tre arresti
Insieme ad altri due uomini è stato fermato dalla DIA di Brescia con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un ex pentito di camorra, episodio risalente al 2022.
L’indagine è partita dall’incendio, nel gennaio 2022 a Brescia, di un’auto di un ex collaboratore di giustizia di origini campane da tempo residente in città. “Considerati i trascorsi delinquenziali della vittima e la sua passata appartenenza a contesti di criminalità organizzata campana – si spiega in una nota -, la Dda delegava al centro operativo Dia bresciano gli accertamenti finalizzati a riscontrare le motivazioni all’origine dell’episodio di danneggiamento del veicolo, dai chiari contorni intimidatori”.
Le indagini
Le attività investigative hanno portato a scoprire un vero e proprio progetto omicidiario ordito contro l’ex collaboratore di giustizia, ideato e organizzato da vari appartenenti a un gruppo criminale capeggiato dall’ex boss oggi pentito, Vincenzo Sarno.
La Dia di Brescia, inoltre, insieme ai colleghi di Torino, Genova, Bologna, Napoli e Catanzaro hanno eseguito sei decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti indagati per la ricerca di armi e stupefacenti.
I tre arresti
In precedenza, durante le indagini, erano stati effettuati altri 3 arresti, tra i quali quello di un terzo (ex) collaboratore di giustizia colto negli attimi immediatamente successivi all’acquisto di un fucile di precisione Remington 700 calibro 308, completo di ottica e munizioni, reperito sul mercato delle armi rubate in abitazione, con l’intento di utilizzarlo per commettere un omicidio, che, se non sventato, avrebbe potuto innescare una faida.
Anche ai restanti due arresti in flagranza di reato si era proceduto per detenzione e porto di arma da sparo in luogo pubblico e, nello specifico, di due pistole Beretta, rispettivamente calibro 22 short e 6.35, con relativo munizionamento e matricole abrase. Le investigazioni hanno anche evidenziato i contatti del clan Sarno con alcuni esponenti ritenuti vicino alla cosca ‘ndranghetista Arena di Isola Capo Rizzuto. Oltre a Brescia, l’operazione ha interessato le provincie di Asti, Mantova, Genova, Reggio Emilia, Massa Carrara, Napoli, Caserta e Crotone.
In un’indagine diversa il boss 54enne sarebbe invece gravemente indiziato di omicidio aggravato dal metodo mafioso, poiché ritenuto mandante ed esecutore materiale dell’assassinio di Gerardo Tubelli, avvenuto a Cercola 29 anni fa, il 5 gennaio del 1996, quando la vittima – a propria volta legata a un gruppo criminale – fu uccisa a colpi d’arma da fuoco da un commando guidato dallo stesso Vincenzo Sarno. Uno dei tanti delitti che, a metà degli anni ’90, insanguinarono la periferia est di Napoli e i Comuni vesuviani nella faida che contrapponeva i Sarno al gruppo Maione-Tubelli.
Il passato che ritorna: poco più di un mese fa Vincenzo Sarno era stato avvistato proprio tra le strade di Ponticelli, prima di fare rientro in Toscana dove è stato raggiunto dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli.
Vincenzo Sarno era stato arrestato lo scorso marzo ed è stato trasferito in carcere per aver violato ripetutamente le limitazioni imposte dal programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.
Tornato in libertà, dopo aver scontato quella pena residua, ha fatto ricorso al Tar per chiedere di riottenere il programma di protezione per non perdere la capitalizzazione e gli altri benefici.
Ma l’arresto di oggi dovrebbe aver messo fine alla sua carriera di collaboratore di giustizia, anche mai dire mai con personaggi del genere.
Articolo pubblicato il giorno 6 Febbraio 2025 - 21:38