Da pentito Vincenzo Sarno aveva rapporti con la famiglia di ‘ndrangheta degli Arena di Isola Capo Rizzuto: da loro si era procurato le armi per la sua vendetta familiare.
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un tarlo nella testa che covava da anni voleva vendicare l’uccisione del fratello Giovanni e del cognato Mario Volpicelli. Il primo ucciso mentre dormiva il 6 marzo del 2016 in via Camillo de Meis a Ponticelli, il secondo invece era stato ucciso due mesi prima sempre a Ponticelli.
E’ stato un altro pentito di camorra, Ciro Borriello, a raccontare ai pm della Dda di Brescia pm Donato Greco e Francesco Carlo Milanesi la sete di vendetta dell’ex boss pentito che ieri è stato raggiunto da un ordinanza di fermo insieme con altri due affiliati ai clan di camorra di Napoli, Ciro De Magistris (vicino ai Contini) e Antonio Verterame. Ma ci sono altri dieci indagati.
Si era messo in moto per recuperare armi e affiliati, con l’obiettivo di tornare a Ponticelli e colpire duro. A freddo. Come solo una vendetta covata per una vita intera sa fare.
Sarno deve rispondere di tentato omicidio per aver organizzato l’incendio dell’auto di Domenico Amato, un uomo sotto protezione in una località del bresciano. L’obiettivo era stanarlo dal suo nascondiglio. Ma non era tutto: dopo aver dato fuoco alla Mercedes di Amato, killer appostati sotto casa avrebbero dovuto colpire il pentito qualora fosse uscito.
Amato, però, come riporta Repubblica, non cadde nella trappola e rimase al sicuro, osservando la propria auto in fiamme. L’episodio risale all’ottobre 2022 e fa parte di un’indagine condotta dalla Dia di Brescia, in collaborazione con quella napoletana.
A rivelare i dettagli della trama è Ciro Borriello, un ex collaboratore di giustizia le cui dichiarazioni hanno fatto luce sui piani delittuosi di Sarno. Le indagini della Dia hanno ricostruito una fitta rete di intercettazioni, appostamenti e scambi di armi di precisione, che hanno coinvolto numerosi soggetti, molti dei quali attualmente in località protetta.
Intanto, la Procura di Napoli indaga su Sarno anche per l’omicidio di Gerardo Tubelli, avvenuto nel 1996, quando il clan dominava incontrastato a Ponticelli. Ieri, la Squadra Mobile guidata dal primo dirigente Giovanni Leuci ha notificato all’ex boss un ordine di arresto per quel delitto. Le indagini napoletane hanno inoltre rivelato che Sarno, negli ultimi tempi, era tornato a muoversi nell’area metropolitana di Napoli. Pochi mesi fa, a Casalnuovo, era stato fermato a un posto di blocco e denunciato per il possesso di una pistola.
C’è poi l’ipotesi che Sarno si sia mosso per recuperare soldi assegnati a prestanome dopo la sua decisione di collaborare con la giustizia tra il 2008 e il 2010. Intanto, la Dda di Napoli ha chiesto la revoca del programma di protezione di cui godeva, misura contro la quale Sarno ha presentato ricorso ottenendo una sospensiva dal Tar.
Ma al di là delle vicende amministrative, resta l’incubo di una vendetta che sembra uscita da un film: quella di un «boss pentito pronto a uccidere donne e bambini». Un’ombra che continua a perseguitare Ponticelli e non solo.
L’inchiesta è ancora aperta, ma una cosa è certa: il passato di Vincenzo Sarno non è mai stato davvero sepolto.
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