Nuovi guai per il boss pentito Vincenzo Sarno e i suoi amici accusati del tentato omicidio dell’ex pentito Domenico Amato.
La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Brescia ha infatti eseguito questa mattina cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia.
I destinatari dei provvedimenti, ritenuti responsabili di tentato omicidio, detenzione e porto di armi alterate, sono indagati per un episodio risalente al gennaio 2022, quando un’autovettura di proprietà di Domenico Amato, ex collaboratore di giustizia di origini campane, è stata data alle fiamme a Urago Mella, nella provincia di Brescia.
Secondo le indagini, l’incendio sarebbe stato appiccato utilizzando della diavolina su uno pneumatico, con l’intento di avviare una lenta combustione e attirare il proprietario del veicolo in strada, per poi colpirlo.
L’azione omicidiaria, tuttavia, non è andata a compimento grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine. Considerati i trascorsi delinquenziali della vittima e la sua passata appartenenza a contesti di criminalità organizzata campana, la Dda ha avviato un’indagine approfondita, delegando al Centro Operativo Dia di Brescia gli accertamenti necessari.
Le investigazioni hanno portato alla luce l’esistenza di un piano omicidiario ordito ai danni dell’ex collaboratore di giustizia, che sarebbe stato ideato e organizzato da membri di un gruppo criminale guidato da Vincenzo Sarno, altro pentito e figura apicale del clan Sarno di Ponticelli, quartiere di Napoli. Sarno, attualmente detenuto in seguito a un fermo eseguito lo scorso 6 febbraio su disposizione della Procura di Brescia, è inserito nel programma di protezione per ex collaboratori di giustizia.
Le indagini hanno inoltre evidenziato i legami tra il clan Sarno e alcuni esponenti ritenuti vicini alla cosca ‘ndranghetista Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone), confermando una rete criminale che si estende oltre i confini regionali. L’operazione odierna ha interessato diverse province italiane, tra cui Modena, Napoli, Prato, Genova e Ancona, dimostrando l’ampiezza dei collegamenti tra i gruppi criminali coinvolti.
In precedenza, il 6 febbraio scorso, erano stati già eseguiti tre fermi, tra cui quello di Ciro De Magistris, vicino ai Contini, e Antonio Verterame. In quell’occasione, era stato arrestato anche un terzo ex collaboratore di giustizia, colto mentre acquistava un fucile di precisione Remington modello 700 calibro 308, completo di ottica e munizioni.
L’arma, proveniente dal mercato nero e frutto di furti in abitazioni, sarebbe stata destinata a un omicidio che, se non sventato, avrebbe potuto innescare una faida.
Gli altri due arresti, eseguiti in flagranza di reato, riguardano invece la detenzione e il porto di armi da sparo in luogo pubblico. In particolare, sono state sequestrate due pistole Beretta, rispettivamente calibro 22 short e 6.35, con munizionamento e matricole abrasse.
L’operazione della Dia conferma la persistenza di legami pericolosi tra gruppi criminali di diversa estrazione, con ramificazioni che vanno dalla Campania alla Calabria, e la necessità di un’azione coordinata per contrastare le minacce alla sicurezza pubblica. Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e ricostruire l’intera rete criminale coinvolta.
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