Una chiave in oro 9 carati, impreziosita da pietre semipreziose e diamanti, disegnata per rappresentare la bandiera italiana.
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Un oggetto di lusso, dal valore di quasi 15 mila euro, che il Comune di Pompei ha consegnato come dono all’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano durante una cerimonia ufficiale nel luglio 2024.
Un gesto di riconoscenza che oggi, però, è al centro di un’indagine della Corte dei Conti, insieme ad altri tre costosi regali elargiti dal Comune vesuviano a personalità di spicco.
La Guardia di Finanza, su mandato della Procura contabile, ha notificato richieste di risarcimento per un totale di 44 mila euro.
A rispondere delle spese ritenute “illecite e inammissibili” sono il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, e due dirigenti comunali: Vittorio Martino, segretario generale, e Salvatore Petirro, responsabili degli acquisti. L’inchiesta, coordinata dal pm Raffaella Miranda, punta il dito contro una gestione opaca e procedure irregolari.
Oltre alla chiave donata a Sangiuliano, la Procura contabile guidata da Antonio Giuseppone contesta altri tre doni: una seconda chiave della città, realizzata a mano in oro e del peso di circa 150 grammi, consegnata all’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, con lo stemma di Pompei e le iniziali dell’onorevole (costo: 24 mila euro); un orologio in acciaio regalato all’ex direttore degli scavi di Pompei, Massimo Osanna, oggi dirigente al Ministero della Cultura (altro oggetto incluso nei 24 mila euro); e un rosario d’oro, del valore di oltre 5 mila euro, donato al vescovo di Pompei, Tommaso Caputo, in occasione del suo cinquantesimo anniversario di ordinazione.
Secondo la Corte dei Conti, questi regali, classificati come “spese di rappresentanza”, avrebbero dovuto rispettare criteri di “ragionevolezza, sobrietà e congruità”. Criteri che, secondo l’indagine, sono stati completamente ignorati, rendendo le spese inammissibili e potenzialmente illecite.
L’inchiesta ha inoltre evidenziato come gli acquisti siano stati effettuati tutti presso la stessa gioielleria di Pompei, con modalità ritenute poco trasparenti. Secondo le accuse, il sindaco Lo Sapio avrebbe ordinato personalmente i doni, mentre i dirigenti comunali si sarebbero occupati degli acquisti, approvati successivamente in giunta. Una procedura che, secondo i magistrati, non rispetterebbe i principi di trasparenza e correttezza amministrativa.
A fare da contraltare ai doni di lusso, c’è il precedente del 2018, quando il Comune di Pompei, allora guidato da un’altra amministrazione, conferì la cittadinanza onoraria al noto divulgatore scientifico Alberto Angela. In quell’occasione, il regalo fu una penna con astuccio, del valore inferiore a 500 euro. Un gesto sobrio e simbolico, in linea con i criteri di ragionevolezza richiesti dalla legge. Angela, tra l’altro, ha contribuito a diffondere l’immagine di Pompei nel mondo, arrivando a finanziare con i proventi di un suo libro il restauro dell’affresco “L’Adone ferito” nella casa pompeiana.
L’indagine ha anche messo a confronto le spese sostenute dal Comune di Pompei con quelle di Napoli, capoluogo di Regione e terza città d’Italia. Ebbene, la somma spesa da Napoli in un intero anno per doni e riconoscimenti risulterebbe inferiore al costo della singola chiave regalata a Sangiuliano. Un dato che, secondo i magistrati, conferma l’eccessiva spesa del Comune vesuviano.
Nel giugno 2024, il sindaco Lo Sapio aveva giustificato l’acquisto della chiave per Sangiuliano con una nota in cui scriveva: “Per i grandi risultati ottenuti in questi anni dalla mia amministrazione, il ministro Sangiuliano ha voluto premiare la città di Pompei. Alla luce di ciò, è nostra intenzione consegnare al ministro la chiave della città, come già fatto per il ministro precedente”. Tuttavia, secondo i magistrati, lo scopo del dono non sarebbe stato la promozione di Pompei, bensì l’autocelebrazione dei risultati dell’amministrazione Lo Sapio.
L’indagine è ancora in corso, ma già si profila un possibile risarcimento per i danni erariali. Intanto, il caso ha riacceso il dibattito sulla trasparenza e sulla correttezza nella gestione dei fondi pubblici, sollevando domande su come e perché un Comune abbia deciso di spendere decine di migliaia di euro in regali di lusso.
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La questione dei regali di lusso dal Comune di Pompei è molto complessa. I costi sembrano esagerati e non in linea con l'immagine della città. Sarà importante seguire l'andamento dell'inchiesta e le decisioni della Corte dei Conti.
Sì, concordo che i prezzi sono alti e ci si aspetterebbe un maggiore rispetto delle norme. È fondamentale che i fondi pubblici siano gestiti con maggiore attenzione e responsabilità per il bene della comunità.
È strano vedere come si spendono tanti soldi per regali, mentre ci sono molte esigenze più urgenti da affrontare in città. La trasparenza deve essere una priorità in queste situazioni per evitare malintesi.