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Proteste contro i ladri ai Camaladoli: i cittadini preparano le ronde

Residenti in piazza per chiedere sicurezza
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Napoli – Cresce la tensione ai Camaldoli, dove i residenti, esasperati dall’ondata di furti, sono scesi in strada per chiedere maggiori controlli e l’installazione di telecamere di videosorveglianza, un impegno già promesso dalla Prefettura.

Il timore è che la situazione possa degenerare, spingendo qualcuno a farsi giustizia da sé.

L’esasperazione ha portato gli abitanti a organizzare ronde di sorveglianza e a creare una chat per segnalare in tempo reale movimenti sospetti e lanciare l’allarme. “Vivere nella paura significa non vivere”, dichiara una manifestante, citando Buddha, mentre mostra un cartello in cui si denuncia l’impotenza di fronte ai continui furti: “A cosa serve denunciare se poi non cambia niente?”.

La rabbia ha spinto i cittadini a mobilitarsi con un corteo che ha attraversato il quartiere per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni. “I ladri ci hanno condannato agli arresti domiciliari”, recita uno degli striscioni, mentre altri messaggi avvertono i malviventi: “Siamo sulle vostre tracce” e “Pregate il Signore che vi prendano prima le forze dell’ordine”.

Alcuni manifestanti hanno fatto ascoltare le registrazioni delle chiamate di emergenza inviate nella chat del quartiere. In una di queste, una donna grida disperata: “Aiutateci, abbiamo i ladri nel nostro giardino!”. Episodi come questo hanno già portato a inseguimenti e tentativi di fermare i sospetti, che però sono riusciti a dileguarsi.

Il Parco dei Camaldoli, un tempo zona di caccia, è presidiato dai cittadini, alcuni dei quali detengono regolarmente fucili da caccia. Tuttavia, il messaggio dei residenti è chiaro: nessuno vuole farsi giustizia da solo, ma è necessario un intervento immediato per garantire sicurezza e tranquillità. “Non vogliamo essere abbandonati, chiediamo più forze dell’ordine e più telecamere”, ribadisce al megafono Antonio Varriale, presidente del comitato ‘Agnolella Camaldolilli’ ed ex carabiniere.

L’appello è rivolto alle istituzioni: il quartiere non vuole rassegnarsi alla paura, ma reagire.


Articolo pubblicato il giorno 25 Febbraio 2025 - 22:02


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