Napoli – Il Tribunale di Napoli, Collegio B, presieduto dal giudice Amalia Primavera, ha emesso una sentenza che chiude definitivamente un’articolata inchiesta della Procura partenopea sul traffico internazionale di lavoratori esteri.
Gli imputati, tra cui spiccano i nomi di Ignazio Tabbita, già ritenuto esponente di spicco del contrabbando napoletano, e Carmela Pallegrini, Francesco Iossa e altri, sono stati dichiarati non perseguibili.
La decisione del tribunale ha recepito integralmente le tesi difensive degli avvocati Domenico Dello Iacono, Leopoldo Perone, Luisa Scalise e Umberto di Gennaro, che avevano contestato le accuse mosse ai loro assistiti.
La sentenza ha inoltre dichiarato estinti i reati residui di contrabbando per intervenuta prescrizione, mettendo così la parola fine a un’indagine che aveva visto coinvolti anche presunti collegamenti con esponenti del contrabbando palermitano.
Ignazio Tabbita, già noto come figura di rilievo nel panorama criminale napoletano, era stato indicato come uno dei protagonisti della vicenda, insieme ad altri imputati legati al RASS del rione Sanità e del Borgo Sant’Antonio Abate.
La decisione del Tribunale di Napoli si allinea con quella emessa in precedenza dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che aveva già “sgretolato” le conclusioni investigative attraverso una sentenza del giudice Meccariello. Quest’ultima aveva infatti ridimensionato le accuse, portando a una riconsiderazione delle prove e delle contestazioni.
Con questa sentenza, cala definitivamente il sipario su un’inchiesta che aveva tenuto banco per anni, sollevando interrogativi e dibattiti sulle dinamiche del traffico internazionale di manodopera e sui presunti legami tra organizzazioni criminali campane e siciliane. La prescrizione dei reati residui segna così la fine di un capitolo giudiziario che lascia aperte riflessioni sull’efficacia delle indagini e sui tempi della giustizia.
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