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ULTIMO AGGIORNAMENTO : 14 Febbraio 2025 - 19:12
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Mosca contro Mattarella: “Invenzioni blasfeme sulla Russia”. Il Quirinale: “Il Capo dello Stato è sereno”

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Tensione diplomatica tra Roma e Mosca dopo il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università di Marsiglia, in cui ha paragonato l’azione della Russia in Ucraina al progetto espansionistico del Terzo Reich.

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La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito le parole di Mattarella “invenzioni blasfeme”. Dal Quirinale arriva la risposta: il Presidente è “assolutamente sereno” e rimanda alla lettura integrale del testo pronunciato in Francia. Intanto, il Premier Giorgia Meloni esprime piena solidarietà a Mattarella.

Mosca non ci sta. Le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante una lezione all’Università di Marsiglia, in cui ha paragonato l’aggressione russa in Ucraina al progetto del Terzo Reich, hanno scatenato una dura reazione da parte della diplomazia russa. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, ha bollato le dichiarazioni di Mattarella come “invenzioni blasfeme” e “paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi”.

Secondo Zakharova, il Presidente italiano avrebbe chiesto di tenere in considerazione il fallimento della politica di appeasement degli anni ’30 per risolvere la crisi ucraina, paragonando le azioni della Russia in Ucraina a quelle della Germania nazista in Europa. “E’ strano sentire tali invenzioni blasfeme dal presidente dell’Italia, un Paese che conosce per esperienza diretta cos’è il fascismo”, ha affermato la portavoce russa, sottolineando che la Russia, a differenza dell’Italia, ha subito l’attacco della Germania nazista ed è riuscita a liberare l’Europa dal nazismo e dal fascismo.

Zakharova ha inoltre criticato Mattarella per non aver ricordato il ruolo dell’Italia durante la Seconda guerra mondiale e il contributo dato al conflitto. “Non lo sapeva, non conosce bene la sua storia? Non credo”, ha aggiunto la portavoce, accusando l’Italia di sostenere il “regime terrorista neonazista di Kiev” attraverso la fornitura di armi letali.

La risposta del Quirinale e la solidarietà di Meloni

Dal Quirinale arriva una risposta misurata ma ferma. Fonti vicine al Presidente Mattarella hanno fatto sapere che il Capo dello Stato è “assolutamente sereno” e rimanda alla lettura integrale del testo pronunciato a Marsiglia per una corretta comprensione delle sue parole. Intanto, il Premier Giorgia Meloni è intervenuta in difesa di Mattarella, esprimendo la sua piena solidarietà e quella dell’intero Governo.

“Gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito ‘invenzioni blasfeme’ le parole del Presidente della Repubblica, offendono l’intera Nazione italiana, che il Capo dello Stato rappresenta”, ha dichiarato Meloni. “Esprimo la mia piena solidarietà, così come quella dell’intero Governo, al Presidente Mattarella, che da sempre sostiene con fermezza la condanna dell’aggressione perpetrata ai danni dell’Ucraina”.

Le accuse di Mosca e il richiamo alla storia

Zakharova ha concluso il suo intervento affermando che le parole di Mattarella insultano non solo la memoria degli italiani che combatterono il fascismo durante la Seconda guerra mondiale, ma anche “tutti coloro che conoscono la Storia e non accettano queste analogie inammissibili e criminali”. Secondo la portavoce russa, il parallelo tra la Russia e il Terzo Reich è “inaccettabile” e rappresenta un’offesa alla memoria storica di entrambi i Paesi.

La tensione tra Italia e Russia si inserisce in un contesto internazionale già complesso, con l’Occidente schierato a sostegno dell’Ucraina e Mosca che continua a difendere le proprie azioni come necessarie per garantire la sicurezza nazionale. Le parole di Mattarella, pronunciate in un contesto accademico, hanno riacceso il dibattito sul ruolo della memoria storica nelle relazioni internazionali, ma anche sulle responsabilità delle potenze globali nel mantenimento della pace e della stabilità.

Intanto, il Quirinale mantiene la calma, ribadendo la correttezza delle posizioni espresse dal Presidente e la necessità di una lettura attenta e contestualizzata del suo discorso.

Ecco il passaggio del discorso di Mattarella criticato da Mosca

Ecco parte del lungo intervento dedicato ai nuovi equilibri mondiali del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciato all’università di Marsiglia lo scorso 5 febbraio. Dopo un’analisi dedicata alla situazione determinatasi in Europa a partire dalla crisi del 1929 si arriva al passaggio che ha provocato, a quasi dieci giorni di distanza, alla dura critica di Mosca veicolata dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Ecco uno stralcio del discorso del capo dello Stato: “La storia, in particolare quella del XX secolo, ci ha insegnato che quest’ordine è un’entità dinamica, subordinata a equilibri che, ovviamente, non sono immuni dall’essere influenzati da tensioni politiche, cambiamenti economici. Spesso, gli squilibri che affiorano hanno radici remote: negli strascichi lasciati dai conflitti del passato. Oppure corrispondono a pulsioni, ad ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni, con l’attenuarsi delle remore rappresentate dalle possibili reazioni della comunità internazionale e l’emergere di una crescente disillusione verso i meccanismi di cooperazione nella gestione delle crisi. Quegli strumenti nati per poter affrontare spinte inconsulte dirette a riaprire situazioni già regolate in precedenza sul terreno diplomatico.

 

Del resto, la generosa fatica delle istituzioni sorte nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, costellata da bruschi arresti e delusioni, purtroppo non è stata in grado di manifestare tutta la sua potenziale efficacia. I veti incrociati in Consiglio di Sicurezza hanno ripetutamente impedito all’ONU di dispiegare la sua azione di pace, e, tuttavia, quanto è riuscito a esprimere è stato un grande successo.

I detrattori dell’Organizzazione dimenticano, comunque, tra l’altro, il suo ruolo cruciale nel processo di decolonizzazione, o nella costruzione di un impianto normativo per arginare l’escalation militare e favorire il disarmo. Una riflessione sul futuro dell’ordine internazionale non può prescindere da un esercizio di analisi che, guardando alle incertezze geopolitiche che oggi caratterizzano il nostro mondo, richiami alla memoria la successione di eventi, di azioni o inazioni, che condussero alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

La storia non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere. La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro.

Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare. Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali.

Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura.

Oggi assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno. La Presidente della Commissione Europa, a Davos, pochi giorni fa, ricordava che, solo nel 2024, le barriere commerciali globali sono triplicate in valore. Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali, forzatura delle regole liberamente concordate, diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima guerra mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il Presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori. Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo.
Ma il lavoro della Società non fu comunque vano se pensiamo che ad essa dobbiamo, ad esempio, il Trattato contro il commercio di schiavi e la schiavitù, e siamo nel 1926”


Articolo pubblicato il giorno 14 Febbraio 2025 - 19:12


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