Una maxi operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Palermo nei confronti dei mandamenti mafiosi di Palermo e provincia è stata portata a termine la notte scorsa.
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Si tratta di diverse indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e dei sostituti della direzione distrettuale antimafia che hanno portato all’esecuzione di 183 misure cautelari firmate da diversi gip del tribunale di Palermo.
Al maxi blitz stanno partecipando i carabinieri dei reparti territoriali, il reparto operativo, i cacciatori di Sicilia, il secondo reggimento Sicilia, il battaglione Calabria, il IX nucleo elicotteri di Palermo per un totale di 1.200 carabinieri.
L’operazione, che ha interessato anche altre città italiane, è volta a disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di “Porta Nuova”, “Pagliarelli”, “Tommaso Natale – San Lorenzo, “Santa Maria del Gesù” e “Bagheria”.
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro.
I provvedimenti sono stati eseguiti nelle città di Palermo, Trapani, Catania, Reggio Calabria, Arezzo, Firenze, Milano e diverse carceri su tutto il territorio nazionale.
I mafiosi detenuti avrebbero a disposizione microsim e cellulari criptati introdotti illegalmente nelle celle con i quali parlerebbero indisturbati e darebbero ordini all’esterno. Gli apparecchi verrebbro usati per chiamare telefonini destinati esclusivamente a ricevere, una sorta di telefoni-citofoni: circostanza che rende difficilissimo incrociare i dati.
Secondo gli inquirenti, grazie a questo escamotage, gli uomini d’onore riuscirebbero a gestire traffici di droga e organizzare summit.
Erano pronti a darsi alla latitanza alcuni dei mafiosi arrestati oggi dai carabinieri. Il cognato del boss Nunzio Serio, ad esempio, dopo avere ritrovato le microspie sulla Smart della moglie e temendo di essere presto raggiunto da un provvedimento giudiziale, si è allontanato da Palermo per scappare al nord. “Siamo tutti bombardati”, diceva.
Anche un altro capomafia, dopo essere sfuggito all’inseguimento di una pattuglia della Finanza, aveva programmato, con la propria famiglia, di rifugiarsi all’estero e di mettere al riparo il patrimonio, accumulato con i giochi online.
“Me ne devo andare da qua… devo cambiare la residenza… me ne vado…. – diceva – a me quello che mi potrebbe colpire sono la mia famiglia, ma se io ce li ho accanto posso essere sperduto in un pizzo di montagna, sono a posto. Io me ne vado..! L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare perché non intendo assolutamente perdere quello che ho creato fino ad oggi. Cominciate a farvi i passaporti”.
I pm della Dda di Palermo, guidati dal Procuratore Maurizio de Lucia, a caccia di informatori dei clan mafiosi che avvertivano di blitz imminenti. E’ quanto emerge dalla maxioperazione antimafia che oggi ha portato all’arresto di oltre 180 persone.
Come rivelano le carte il boss Antonino Gagliardo, considerato il tramite fra il mandamento di Bagheria e quello di Brancaccio, il 7 novembre 2023 informò un altro mafioso di aver appreso di tre imminenti operazioni di polizia (“tre zampate … tre camurrie”) previste per ” fine anno”. Ecco perché aveva già provveduto a fare scomparire alcune cose. Poi, il 12 gennaio 2024 altra rivelazione di informazioni riservate. “Giochi di fuoco … dal ventuno al ventitré”, si sente nelle intercettazioni
Cosa nostra continua a ordinare affiliazioni. Nell’inchiesta della Dda di Palermo, che oggi ha portato a 181 arresti, gli inquirenti hanno scoperto il reclutamento, da parte della famiglia di Corso Calatafimi, di un giovane incaricato di chiedere il pizzo e ad una vera e propria opera di indottrinamento avvenuta nel corso di incontri, tenutisi nell’aprile 2023, con Paolo Suleman, reggente del clan.
“Vieni qua che ti insegno, ti comincio a insegnare qualche cosa, tu senti parlare a me! Devi essere scaltro, umile, fai parlare sempre a lui, l’ultima versione è sua”, gli diceva il capomafia. E ancora: “Apriti gli occhi, Sai fare che se semini bene raccogli ora tu vieni con me e ti faccio vedere come si fa!”.
Anche nel mandamento di Santa Maria di Gesù, nel corso di una videochiamata ricevuta su un cellulare criptato in carcere, un detenuto è stato informato di una new entry di livello: “c’è un picciuotto, tu non lo conosci, che è attivo, Guido si chiama, è bravo … a confronto di quello che c’era di qualche anno indietro, credimi… è trecento volte meglio…Guido è in gamba. Ce l’ha nel sangue lui questa vita diciamo… capiscimi quello che ti voglio dire…e ti sto dicendo che è serio e speriamo per un futuro”.
Prossimo all’affiliazione sarebbe stato infine Salvatore Scaduto, figlio dell’ergastolano Giovanni, nonché nipote di Michele Greco “il papa”:
“Un’ulteriore espansione affaristica, connessa anche stavolta allo sviluppo tecnologico, come accertato per i tutti mandamenti oggetto di queste indagini, riguarda il settore dei giochi e delle scommesse digitali che, subentrando alle vetuste riffe, in realtà rappresenta oggi una delle attività più remunerative di Cosa nostra che, da longa manus operativa degli imprenditori del settore, quali Angelo Barone, impone i pannelli di gioco, spesso illegali, ai singoli esercizi del territorio sì da realizzare enormi guadagni (Barone: Ho preso ora… quindici milioni di gioco)”.
Lo scrivono i pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo che all’alba ha portato a decine di arresti. “Pertanto, l’associazione mafiosa si è dovuta riorganizzare per l’ampliamento della sua opera impositiva e di riscossione tanto che, il 24 agosto 2023, si intercettava Francesco Stagno mentre istruiva Leandro Cangemi – al fine di fare le cose in regola per camminare e ingrandire (..) perché qua il cervello per migliorare ce l’abbiamo – sulle modalità da adottare nelle interlocuzioni con gli esercenti, indicando i confini territoriali entro cui muoversi e invitandolo, per essere efficace, a presentarsi come emissario di Cosa nostra”, spiegano i magistrati.
Ed ecco una intercettazione captata dai carabinieri: “Non parlare mai in prima persona nel senso.. <<: ascolta c’è questa situazione … mi mandarono per questa situazione>> non è che tu sei di parte, non sei con loro e con noi, tu sei nel mezzo, così se c’è uno sfogo tu te lo assorbisci pure … cioè mi mandano per questa situazione. (..)”, dice Stagno. E Cangemi replica: “all’inizio che ti ho detto io? Dove posso andare? E tu mi hai detto … fino a Terrasini… dice ma qua c’è il limite tra Terrasini e Montelepre e mi fermo! … … se tu mi dici a me vai fino a Terrasini, io arrivo fino a ….”.
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