Napoli, – Una nuova speranza si accende per i pazienti affetti da tumore al polmone non a piccole cellule, una delle neoplasie più aggressive e frequenti in Italia.
Grazie all’introduzione dell’immunoterapia, utilizzata prima e dopo l’intervento chirurgico o in combinazione con la chemioterapia, i tassi di sopravvivenza sono migliorati in modo significativo. A confermarlo sono i ricercatori dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli, che hanno presentato i risultati degli ultimi studi in materia.
Con 44.000 nuove diagnosi all’anno, il tumore al polmone rappresenta la seconda forma di cancro più diffusa nel nostro Paese, preceduta solo dal tumore al seno. Nei casi avanzati, quando la chirurgia non è più praticabile, l’obiettivo delle terapie si sposta sul controllo delle metastasi.
Fino al 2010, nessun trattamento aveva dimostrato di poter allungare in modo significativo l’aspettativa di vita dei pazienti. “In passato, solo il 5,5% dei malati in stadio avanzato trattati con chemioterapia era vivo a cinque anni dalla diagnosi”, si legge in una nota dell’Istituto Pascale.
Oggi, però, la situazione è radicalmente cambiata. “Con l’immunoterapia, i tassi di sopravvivenza a cinque anni sono più che raddoppiati, superando il 20%”, spiegano gli esperti. “Grazie all’uso di anticorpi che aiutano il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule cancerose, molti pazienti riescono a mantenere la malattia stabile e sotto controllo”.
Alessandro Morabito, direttore della Struttura Complessa Toraco Polmonare dell’Istituto Pascale, ha illustrato i risultati dello studio Keynote 671, che ha testato l’efficacia del pembrolizumab, un farmaco immunoterapico, somministrato prima o dopo l’intervento chirurgico. “Abbiamo osservato una riduzione del 40% del rischio di progressione della malattia e un miglioramento della mortalità di circa il 30%”, ha dichiarato Morabito.
Risultati incoraggianti sono emersi anche da altri studi internazionali, come Checkmate 816, Checkmate-77T e AEGEAN, condotti con farmaci immunoterapici come Nivolumab e Durvalumab. In questi casi, si è registrata una percentuale di risposte complete patologiche (ovvero la completa regressione del tumore) nel 20% dei pazienti trattati con immuno-chemioterapia.
“Oggi abbiamo a disposizione numerose strategie terapeutiche per il tumore polmonare non a piccole cellule”, ha aggiunto Morabito. “L’immunoterapia rappresenta una svolta epocale, offrendo ai pazienti una possibilità concreta di sopravvivenza e di qualità della vita”.
I dati presentati dall’Istituto Pascale confermano l’importanza di continuare a investire nella ricerca e nell’innovazione terapeutica, aprendo nuove prospettive per chi combatte contro una delle forme di cancro più letali.
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