Omicidio ingegnere Coppola, il mandante Gennaro Petrucci e la moglie testimoni di nozze della figlia del boss Mazzarella

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Gennaro Petrucci, reo confesso mandante dell’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola avvenuto l’11 marzo 2024, a San Giovanni a Teduccio, è stato un vero fiume in piena oggi in aula svelando retroscena inediti sull’agguato ma anche sulla sua vita e quella della moglie Silvana Fucito, per un periodo presidente della Federazione antiracket italiana.

I due erano stati compari di anello di Nunzia Mazzarella, figlia di Gennaro, fratello di Vincenzo, capo del clan che gestiva il traffico internazionale di droga grazie all’investitura del famigerato boss Michele Zaza.

“Vincenzo Mazzarella disse queste parole: ‘Alt se tocchiamo la signora Fucito qua ci arrestano a tutti quanti’. In primis poi non la possiamo toccare perché quella è la commara di fede della figlia di mio fratello”. Lo ha spiegato lui stesso in aula oggi nel corso del processo dell’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola.

 Petrucci e la moglie Silvana Fucito sono stati testimoni di nozze della figlia di Gennaro Mazzarella

In aula parte dai primi anni Duemila Gennaro Petrucci e attribuisce all’ingegner Coppola il famoso incendio del suo negozio di vernici nel 2022 e svela che la denuncia contro undici camorristi del quartiere era stata è lui a farla, ma la scorta viene assegnata alla moglie, Silvana Fucito, perché titolare della società proprietaria del negozio. Silvana Fucito quell’anno viene nominata cavaliere del lavoro e inserita dal Times nella lista dei 37 eroi europei.

Non è tutto: Petrucci riferisce che sempre lui e la moglie vanno a colloquio proprio con il boss Mazzarella. E rivela che il presunto killer di Coppola, Mario De Simone, gli aveva chiesto 20mila euro per ucciderlo, e lo pressava per eseguire l’omicidio.

C’era Coppola dietro l’asta della villa sua e della moglie, coinvolti in un processo per falso di evasione che li porta al fallimento e al sequestro giudiziario dell’immobile.

E sull’omicidio queste le sconcertanti parole di Petrucci alla domanda sul perché accettò di pagare il killer: “Forse per farmi buffone, chiamate qualche psichiatra se ne esiste uno in grado di leggere nel mio cervello”.

“Perché ho accetato di far uccidere Coppola? Forse per fare il buffone, fatemi una perizia”

Ma non è l’unica confessione di Petrucci che svela: “Alla fine gli anni Novanta è venuto da me Adriano Sannino, braccio destro di Ciro Formicola. E mi dice puoi venire un. momento dallo zio. Vado e mi mostra un assegno circolare da 20 milioni delle vecchie lire. Mi chiese il favore di cambiarlo. Io lo vidi circolare e gli dissi che problema ci sta”.

In quel periodo quindi Petrucci svela che faceva da cambio assegno per i clan della camorra di san Giovanni a Teduccio.

Era cominciato tutto quando stava per essere venduta all’asta la villa di Portici dove Petrucci e Fucito abitano. “Venne a vedere la casa l’ingegner Coppola insieme a un individuo che non conoscevo, poi mio cugino mi disse che era Salvatore Abbate detto a cachera (non coinvolto nel processo ed estreaneo alla vicenda, ndr). Coppola indossava una mascherina, io lo riconobbi e gli chiesi, ingegnere, che fate qua?

Lui rispose: ‘Mi avete riconosciuto? Ho accompagnato un mio cliente a vedere la casa’. E aggiunse: ‘Ho una pietrina nella scarpa’”. Lo invitai a toglierla e lui si mise a ridere. Capii che c’era qualche problema. In cucina l’ingegnere Coppola si rivolse a mia moglie con un atteggiamento che mi diede fastidio: ‘Avete visto, montagna e montagna non si affrontano’. Mia moglie che è stata una imprenditrice antiracket e lo aveva denunciato”.

Petrucci ha spiegato poi che gli era arrivata la notizia certa Coppola era stato il mandante dell’incendio che aveva distrutto il suo negozio. E ricorda che la moglie aveva denunciato Coppola perché era stata avvicinata dall’ingegnere e minacciata per la sua attività antiracket.

 De Simone non voleva sparagli perchè entrambi tifosi dell’Inter

“Dopo la visita a casa ero rimasto infastidito da questi atteggiamenti dell’ingegnere e pensai ‘questo neanche la vuole finire’. È stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Mi aveva fatto incendiare il negozio, voleva uccidere mia moglie. Pensai che gli si dovesse sparare alle gambe. Andai da De Simone. Facemmo un sopralluogo dove Coppola lavorava. Ma De Simone disse: ‘Ma è lui? Lo conosco, siamo tutti e due tifosi dell’Inter, abbiamo visto tante partite insieme, se gli sparo alle gambe mi riconosce subito’. Allora dissi di lasciare stare. Ma De Simone replicò: ‘Facciamo in un altro modo, gli spariamo alla nuca e lo uccidiamo’. Io dissi di no, non volevo perché sono contrario a uccidere. Invece lui insisteva, mi istigava perché è fatto così, ha sempre la pistola in testa”.

Petrucci ha raccontato di essere stato convinto a uccidere l’ingegnere da un imprenditore interessato all’asta che si presentò a casa sua dieci giorni prima del delitto. “Mi disse di essersi fatto trascinare nell’affare e di essere propenso a darmi la casa, gli avrei dato i soldi in tre anni senza interessi. La casa era confiscata, io avrei dovuto parlare con l’avvocato. Lui ce l’aveva a morte con Coppola perché lo aveva trascinato in un affare sbagliato. E allora affermai: ventimila euro e ti passa la paura. Non so perché l’ho fatto. Quando me lo avete chiesto – afferma Petrucci rivolgendosi al pm – ho pianto. Ora non ho più lacrime”.

“Ecco tutti gli attentati che De Simone ha commesso per me”

Ma non è finita perché Petrucci, un vero e proprio fiume in piena a domanda precisa del suo avvocato ha fatto l’elenco degli attentati da lui commissionati al killer Mario De Simone: “Primo servizio a Giuseppe De Tommaso, custode della compagnia delle vernici, poi il ferimento di Doemnico Basilico, poi lo sparo alla farmacia, poi c’è stato lo sparo al banco di Napoli e poi l’omicidio Copppola”

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 12 Febbraio 2025 - 22:39

Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"

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Giuseppe Del Gaudio

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