Il vulcano siciliano ha dato spettacolo con l’eruzione del cratere Bocca Nuova, creando un suggestivo contrasto tra la lava incandescente e la neve. L’emissione è stata localizzata a circa 3.000 metri di altitudine dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania.
Gli esperti dell’Ingv di Catania spiegano che l’eruzione in corso è di tipo sub-terminale, ovvero che proviene da una frattura del vulcano e non da uno dei crateri principali.
Il vulcanologo Boris Behncke ha fatto sapere che l’attività effusiva continua ad alimentare una colata lavica di circa 3 km. Il fronte della colata sta avanzando nella valle tra il cono principale del 1610 e l’antico cratere Monte Pecoraro.
Oltre a questa emissione di lava, da una fessura alla base meridionale del cratere Bocca Nuova, dal 10 febbraio da almeno due bocche sul fianco occidentale del Cratere di Sud-Est stanno avvenendo esplosioni stromboliane ed emissioni di cenere.
Il ricercatore Giuseppe Tonzuso ha effettuato un sopralluogo per verificare la situazione e ha spiegato che, in seguito all’apertura di una frattura alla base del cratere Bocca Nuova, si sono formati diversi bracci lavici che confluiscono in un unico canale. La colata è ben alimentata e sembra aver raggiunto quota 1.900 metri.
Nel frattempo, il cratere di Sud-Est ha incrementato l’attività esplosiva, andando a ‘sporcare’ tutto il manto nevoso.
L’Ingv ha fatto sapere che un’attività stromboliana frequente dai crateri sommitali, accompagnata da emissioni laviche, è uno degli “scenari attesi”.
“Non è possibile escludere – si legge nel bollettino – una evoluzione dei fenomeni verso un’attività più energetica con formazione di colonne eruttive, nubi di cenere e flussi piroclastici”.
L’eruzione dell’Etna continua a essere monitorata dall’Ingv, che fornisce aggiornamenti costanti sull’evoluzione dell’attività vulcanica.
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