Avellino – Il detenuto napoletano di 37 annitrovato privo di vita nella sua cella del carcere di Avellino, secondo le prime ricostruzioni, potrebbe essere stato colto da un infarto.
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Sul corpo non sarebbero stati riscontrati segni di violenza, e le ipotesi più accreditate al momento restano quelle di un malore naturale o di un arresto cardiocircolatorio legato all’uso di sostanze stupefacenti. Solo l’autopsia potrà chiarire le cause esatte del decesso.
L’episodio riaccende i riflettori sulla diffusione della droga all’interno degli istituti penitenziari. Oltre a hashish e cocaina, si registra sempre più spesso la presenza di crack, una sostanza particolarmente pericolosa per la salute dei detenuti.
Il carcere di Avellino, che ospita circa 600 detenuti, molti dei quali provenienti dalla provincia di Napoli, è stato già al centro di episodi critici nei mesi scorsi.
Le tensioni registrate hanno spinto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a monitorare con maggiore attenzione la situazione dell’istituto, che un tempo accoglieva anche detenuti di Alta Sicurezza, poi trasferiti in altre strutture.
Negli ultimi mesi, il penitenziario “Graziano Caputo” di Bellizzi Irpino è stato teatro di aggressioni tra detenuti, attacchi contro la polizia penitenziaria ed evasioni, confermando un quadro di crescente criticità all’interno della struttura.
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