L’ICAM di Lauro, l’unico Istituto a custodia attenuata per madri detenute del Mezzogiorno, inaugurato nel 2016 con un finanziamento di circa un milione di euro, chiuderà i battenti.
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Una decisione che ha sollevato forti critiche da parte dei garanti dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale in Campania.
Durante un incontro con la Provveditrice dell’Amministrazione penitenziaria campana, Lucia Castellano, i rappresentanti hanno espresso preoccupazione per le conseguenze di questa scelta, definendola “dannosa” e in contrasto con i principi di territorialità della pena e di reinserimento sociale.
Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti, ha illustrato i contenuti della riunione: “Abbiamo evidenziato come la chiusura dell’ICAM di Lauro, un’eccellenza nata dalla riconversione dell’ex ICATT (Istituto a custodia attenuata per il trattamento delle tossicodipendenze), rappresenti un passo indietro.
Da Roma in giù, le detenute madri non potranno più contare su una struttura dedicata, con il rischio di vedersi trasferite in istituti del Nord Italia, come Milano o Venezia. Questo comprometterà il loro diritto alla difesa, al reinserimento nel territorio e alla conservazione delle relazioni familiari”.
Tra le conseguenze immediate, spicca l’interruzione del percorso scolastico dei tre bambini attualmente ospitati nell’ICAM. “Perché non aprire una sezione dedicata nella Casa Circondariale di Avellino?”, si chiede Ciambriello. “O, in alternativa, perché non valutare la chiusura di uno dei tre piccoli istituti per madri detenute presenti al Nord?”.
Oltre alla questione dell’ICAM, i garanti hanno denunciato altre criticità del sistema penitenziario campano. Tra queste, spicca l’allarmante situazione della salute mentale dei detenuti. “Si registra un aumento considerevole di persone con sofferenza psichica e disturbi psicotici”, hanno riferito i rappresentanti. “Abbiamo chiesto soluzioni urgenti per la chiusura delle articolazioni psichiatriche di Benevento e Sant’Angelo dei Lombardi, strutture inutilizzate da tempo”.
Un altro tema caldo è quello del sovraffollamento. In Campania, circa un migliaio di detenuti sta scontando pene inferiori a un anno, ma spesso non si hanno notizie o relazioni aggiornate sulle loro condizioni. “La carenza di personale nei nuclei di traduzione – hanno spiegato i garanti – compromette anche i ricoveri ospedalieri e le visite mediche specialistiche. Inoltre, l’insufficienza di agenti di polizia penitenziaria limita il diritto allo studio e l’accesso ai campi sportivi in alcuni istituti”.
Non meno grave è la questione delle restrizioni sull’ingresso di indumenti e generi alimentari nelle carceri, in vigore da oltre un anno. I garanti hanno denunciato “lo scandalo dei prezzi eccessivi” per i beni di prima necessità, che gravano ulteriormente sulle condizioni di vita dei detenuti.
In conclusione, i rappresentanti hanno ribadito l’urgenza di interventi strutturali per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone detenute, a partire dalla riapertura di strutture dedicate e dall’incremento del personale. La chiusura dell’ICAM di Lauro, però, rimane il simbolo di una scelta che rischia di lasciare un vuoto difficile da colmare nel sistema penitenziario del Mezzogiorno.
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