Nella foto da sinistra il pentito Michele Ortone, Maria Nappi, Massimiliano Esposito, Maria Liccardi ed Enzo Iadonisi
Napoli – Un quadro inquietante emerge dalle rivelazioni del neo collaboratore di giustizia Michele Ortone, 24enne ex affiliato ai clan Esposito-Nappi e Santagata. Al centro delle indagini, il racket dei parcheggi nella zona della movida napoletana, gestito con il pugno di ferro e in stretta collaborazione con la mala di Fuorigrotta, sponda clan Iadonisi.
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Ortone punta il dito contro Maria Matilde Nappi, moglie del boss Massimiliano Esposito “‘o scognato”, descrivendola come la mente dietro il racket dei parcheggi a Bagnoli. “Gestiva i parcheggi a Bagnoli.
Era lei la persona che indicava non solo le zone, ma anche le somme da riscuotere per ogni vettura. Era lei che dava ordini a Carmine Esposito di recuperare le somme”, afferma il collaboratore, rivelando il ruolo centrale della donna nella gestione degli affari illeciti.
Le dichiarazioni di Ortone svelano anche i legami della Nappi con la camorra di Secondigliano, in particolare con Maria Licciardi. “Maria Nappi era molto legata a Maria Licciardi, so questo in quanto lei me ne parlava e mi confermava questa circostanza”, dichiara Ortone, aggiungendo dettagli su incontri e “regali” in denaro.
E ancora: “Una volta accompagnai Maria Nappi a Secondigliano. Era il periodo in cui Massimiliano Esposito andò ai domiciliari a Scalea. Accompagnai Nappi in una piazza dove incontrò tre donne che le consegnarono una fascetta di banconote che penso potessero essere circa 3.000 euro.
Mi fu spiegato che era un regalo per la scarcerazione di Massimiliano Esposito, che era il pupillo di Maria Licciardi fin da quando faceva parte del clan D’Ausilio. All’epoca Maria Licciardi, o comunque Secondigliano, si avvaleva di lui e di Giannelli per commettere omicidi”.
Il collaboratore di giustizia ha fatto anche chiarezza sull’alleanza tra il clan Esposito e il clan Iadonisi di Fuorigrotta, come riportato da Il Roma, svelando un patto per l’acquisto di armi. “Di solito era Vincenzo Iadonisi ad anticipare le somme per l’acquisto delle armi. Somme che successivamente venivano divise a metà con il clan Esposito a cui veniva destinato il 50 per cento delle armi stesse”, spiega Ortone.
E poi: “Vincenzo Iadonisi aveva contatti personali con i venditori di armi e andava personalmente a comprarle, quindi non so dire dove andasse a prenderle. Carmine Esposito ci procurava gli scooter che servivano per andare a fare le stese. Io però andavo a
farle con le macchina”.
Le rivelazioni di Michele Ortone aprono nuovi scenari investigativi e confermano la presenza capillare della camorra nel tessuto economico e sociale della città. Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli proseguono per fare luce sugli ultimi fatti di sangue avvenuti nella zona e non ultimo il ferimento di Luca Colimoro, che ha segnato la ripresa delle ostilità tra i clan interessati a tutto quello che si muove economicamente attorno alla movida di Bagnoli.
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