Truffa sull’impianto per la mozzarella: sequestrati un caseificio e 4 milioni di euro di fondi Invitalia
CANCELLO ARNONE – Colpo della Procura di Santa Maria Capua Vetere contro una presunta truffa legata alla costruzione di un impianto caseario destinato alla produzione di mozzarella.
I Carabinieri del Gruppo di Aversa hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari, che ha colpito sia lo stabilimento situato nel Comune di Cancello ed Arnone sia una somma di circa 4 milioni di euro, ricevuta dall’azienda a titolo di finanziamento pubblico da Invitalia S.p.A.
L’indagine, ancora nelle fasi preliminari, ha fatto emergere ipotesi di reato che includono falso, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazioni della normativa edilizia. In particolare, sono state riscontrate gravi irregolarità nella concessione del permesso a costruire il nuovo stabilimento e nella procedura che ha portato all’ottenimento dei fondi pubblici.
Permessi irregolari e violazioni ambientali
Secondo quanto emerso, il Comune di Cancello ed Arnone avrebbe rilasciato il permesso a costruire senza una necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA). Quest’ultima sarebbe stata imprescindibile poiché il sito dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto si trova in prossimità del fiume Volturno, un’area protetta facente parte della rete europea NATURA2000.
Gli imprenditori coinvolti avrebbero messo in atto una serie di manovre per aggirare l’obbligo della VINCA, requisito segnalato come mancante dall’Ufficio Speciale Valutazioni Ambientali della Regione Campania. Tale mancanza avrebbe potuto bloccare l’erogazione del finanziamento richiesto a Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La delega al Comune di Castello del Matese
Per superare l’ostacolo, il Comune di Cancello ed Arnone avrebbe chiesto e ottenuto dalla Regione Campania la delega in materia di valutazione ambientale, stipulando una convenzione con il Comune di Castello del Matese. Quest’ultimo, già delegato dalla Regione per le valutazioni ambientali, dispone di una Commissione Ambiente che, però, non avrebbe effettuato un’adeguata istruttoria tecnica sulla documentazione presentata dalla società.
Lo studio ambientale prodotto per il progetto, redatto solo formalmente, presentava gravi lacune. Nonostante ciò, la Commissione Ambiente del Comune di Castello del Matese avrebbe espresso pareri favorevoli, consentendo così l’ottenimento dei contributi da parte della società.
L’azione della Procura
L’operazione segna un punto cruciale nella lotta alle frodi sui fondi pubblici, con un intervento che punta a tutelare non solo le risorse economiche dello Stato ma anche il patrimonio ambientale del territorio. Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e ricostruire nel dettaglio le modalità con cui è stata orchestrata la presunta truffa.
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