Arzano – Niente sgombero per i familiari del boss del clan Moccia che suona come una batosta per l’ente municipale, dopo che il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione ai ricorrenti.
Gli stessi infatti avevano proposto ricorso all’Ordinanza dirigenziale (n. 37 del 25 novembre 2024) che ne disponeva l’allontanamento.
La vicenda risale agli inizi di novembre scorso quando il comune, coadiuvato dalle forze di polizia per l’ordine pubblico, procedeva all’abbattimento di una parte dell’abitazione di circa 160 metri quadrati in via Vittorio Emanuele abitata dai familiari del boss condannato all’ergastolo, Giovanni Di Annicella.
Gli stessi ricorrenti, rappresentati e difesi dall’avvocato Michele Dulvi Corcione, hanno proposto ricorso contro il Comune di Arzano, rappresentato e difeso dall’avvocato comunale, per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia, dell’Ordinanza dirigenziale attraverso cui l’amministrazione resistente ordinava ai ricorrenti di sgomberare l’immobile occupato senza legittimo titolo edilizio, già in parte acquisito al patrimonio del Comune di Arzano entro 30 giorni dalla notifica.
Il Tar, visti il ricorso e i relativi allegati; nella camera di consiglio del giorno 8 gennaio 2025, uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale e, ritenuto che, impregiudicata la delibazione della questione di giurisdizione sollevata dal Comune, ha ordinato che l’istanza cautelare – già accolta con il decreto monocratico in epigrafe –
“va delibata positivamente, sussistendo profili di pregiudizio grave e irreparabile discendenti dall’esecuzione di un provvedimento avente ad oggetto un’abitazione detenuta sulla base di un titolo astrattamente legittimo (contratto di locazione) e che risulta solo in parte acquisita al patrimonio del Comune, tanto è che la stessa Amministrazione – scrive il giudice – si autoqualifica quale “ comproprietaria” e fa riferimento a uno sgombero “parziale””, rinviando la trattazione del merito all’udienza pubblica del 15 ottobre 2025.
La vicenda di questi abusi edilizi assume contorni ancor più significativi se si considera che gli stessi erano risalenti addirittura al 2011, con la pratica edilizia rilasciata in quegli anni al figlio di quest’ultimo (ritenuto anch’esso affiliato al clan Moccia) e che in quel periodo fece addirittura istanza al comune di Arzano per il rilascio di un accertamento di conformità per lavori eseguiti in difformità da quanto previsto dall’ordinanza sindacale del 2009 emessa per la sola messa in sicurezza delle unità immobiliari.
P.B.
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