Cronaca Salerno

Produttore condannato a sei mesi per aver messo a dimora piante di pomodoro San Marzano protette

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Sei mesi di reclusione e 3.000 euro di multa. Questa la condanna inflitta dal tribunale di Nocera Inferiore a un produttore che, in territorio di San Valentino Torio aveva realizzato una coltivazione intensiva di pomodoro San Marzano.

Nulla di strano, se non per il fatto che si tratta di una varietà sviluppata e protetta da un’azienda associata all’ Aib, Anti-Infringement Bureau for Intellectural Proterty Rights on Plant Material di Bruxelles.

Il presidente del tribunale Sergio Marotta, dunque, ha dichiarato il produttore, che aveva fatto richiesta di patteggiamento, colpevole del reato di cui all’articolo 517 ter del codice penale (Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale) per aver realizzato una coltivazione intensiva di pomodoro San Marzano le cui piante risultavano in buona parte illecitamente riprodotte, in totale elusione del pagamento di royalties in favore del costitutore (per citare la varietà o l’ottenitore serve il loro consentimento).

Continua, dunque, la virtuosa collaborazione tra l’Aib, l’Arma dei Carabinieri e le Autorità amministrative preposte alla prevenzione e repressione delle condotte di violazione delle privative vegetali.

A denunciare questo ennesimo caso era stata una lettera anonima inviata all’Aib, ma considerata altamente affidabile dalla squadra investigativa della stessa organizzazione. Nella lettera veniva segnalata una coltivazione illecita sotto serra. Per questo l’amministratore delegato dell’Ente, Ignacio Giacchi, aveva proposto un esposto-querela all’Autorità giudiziaria perché i fatti fossero verificati. Il responsabile del procedimento legale attivato dall’Anti-Infringement Bureau di Bruxelles è stato Carlo Emma del foro di Palermo.

Su delega della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, i Carabinieri del Comando per la Tutela Agroalimentare di Salerno, hanno fatto accesso sui luoghi indicati dall’anonimo, dove veniva effettivamente rinvenuta una quantità significativa di esemplari di piante di pomodoro, verosimilmente riprodotti per talea, sottoposti a sequestro preventivo. Dopo le indagini di rito, il responsabile della coltivazione aveva ottenuto dal Gip l’autorizzazione alla distruzione delle piante illecitamente duplicate e aveva così ottenuto il dissequestro della serra destinata alla coltivazione illecita. L’imputato ha poi preferito patteggiare la pena, la cui esecuzione rimarrà sospesa in virtù della sostanziale ammissione degli addebiti e della concessione delle circostanze attenuanti generiche. Adesso le parti civili, alla luce di quanto statuito dal Tribunale penale, avranno titolo per muovere azione risarcitoria in sede civile.

“Come Aib siamo veramente contenti per questo risultato positivo il che contribuisce a confermare, in primo luogo, l’impegno delle autorità italiane nella lotta alla riproduzione illegale e, in secondo luogo, l’efficace squadra di cui dispone l’Aib per identificare e combattere le violazioni alla privativa vegetale in Italia – dice il direttore dell’Aib Ignacio Giacchi – Un sentito ringraziamento all’Arma dei Carabinieri e in particolare al Comando dei Carabinieri per la Tutela Agrolimentare per la grande professionalità, competenza ed umanità. Questa è una vittoria per tutti gli attori della filiera agroalimentare che rispettano la legge”.


Articolo pubblicato il giorno 19 Gennaio 2025 - 13:54

Federica Annunziata

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Federica Annunziata

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