Pizza-Day: un impero da 160 miliardi di euro con un fatturato globale in crescita
La pizza napoletana, simbolo della tradizione gastronomica italiana, sta emergendo come un significativo motore economico per il territorio campano.
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Recenti dati forniti da Coldiretti rivelano che il fatturato generato dalla pizza ha superato i 15 miliardi di euro, contribuendo attivamente all’export agroalimentare made in Italy. Ogni anno, per produrre i 2,7 miliardi di pizze consumate, vengono utilizzati 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio d’oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
L’Anicav, Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, fa il punto sui consumi interni e anche su quanto pomodoro viene usato nelle pizzerie e nei ristoranti italiani su questo piatto bandiera. Secondo le stime dell’ufficio studi, in Italia circa sette pizze su dieci sono a base pomodoro, per un totale di oltre 200 milioni di kg di conserve rosse impiegate nella 40 mila pizzerie nel nostro Paese.
Più in generale, l’oro rosso è amatissimo da tutti gli italiani che ne consumano, a casa, oltre 700 milioni di kg in un anno. Per quanto riguarda le preferenze si nota una netta prevalenza della passata di pomodoro che rappresenta circa il 57,8% dei derivati venduti in Italia. A seguire la polpa (19,2%), i pelati (10,2%), i sughi pronti (7,9%) e i pomodorini (3,4%).
Grazie alla sua ricchezza culturale e gastronomica, Napoli è stata riconosciuta da Taste Atlas come la città dove si mangia meglio al mondo, grazie alla sua iconica pizza e alla pasta. Alfonso Pecoraro Scanio, presidente di Univerde, sottolinea l’importanza del riconoscimento di patrimonio immateriale dell’UNESCO per l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani, ottenuto grazie a una campagna di raccolta firme avviata durante Expo 2015. Questo status ha avuto un impatto determinante sull’affermazione della pizza napoletana all’estero, fino a quel momento non sempre identificata con la sua origine.
Il presidente di Univerde afferma: «Più occupazione afferma Pecoraro Scanio e non solo per l’aumento dei pizzaioli, ma anche per le attività di formazione, più turismo perché la pizza è diventata una vera e propria attrazione, e più export, perché oggi anche fuori dall’Italia si cercano farina e pomodoro italiani». In Campania si concentra il 10% delle oltre 40mila pizzerie presenti in Italia, contribuendo così al valore complessivo della “pizza economy”, che oggi si avvicina ai 160 miliardi di euro a livello globale.
Molti giovani stanno entrando nel settore, attratti dalle numerose academy di formazione attivate in Campania, e potenziali studenti provengono da tutto il mondo. Pecoraro Scanio evidenzia che «come si impara l’inglese a Londra così si viene a Napoli per imparare l’arte della pizza». Secondo i dati di Coldiretti, gli Stati Uniti detengono il primato dei consumatori di pizza, seguiti dagli italiani, mentre il fenomeno della pizza continua a creare opportunità economiche e turistiche.
Inoltre, sono stati registrati incrementi significativi nell’export agroalimentare italiano, con l’olio extravergine di oliva e il pomodoro trasformato che si sono distinti per la loro crescita. Tuttavia, il settore affronta una sfida importante rappresentata dal fenomeno dell’Italian sounding, con prodotti contraffatti che minacciano l’integrità del made in Italy.
Anche nel mercato nazionale, la Coldiretti ha segnalato il ritrovamento di 40 container di concentrato di pomodoro cinese, attestando l’importanza di proteggere la qualità degli ingredienti utilizzati per la pizza. La Pizza Napoletana Stg è tutelata e il suo nome può essere utilizzato solo da pizzerie in regola con i rigorosi disciplinari. Tuttavia, resta il rischio di incontrare varianti non conformi e ingredienti dubbi, che mettono a repentaglio la reputazione e il valore di un prodotto tanto amato anche all’estero.
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