Napoli – C’è un fascicolo di indagine alla Procura di Napoli per incendio doloso contro ignoti al momento: gli ignoti sono quelli che la notte scorsa hanno dato fuoco a una dei locali simbolo della movida del Centro storico, ovvero il “Buco Pertuso”.
Le fiamme intorno alle 4 hanno distrutto tutto, al civico 21 di via Giovanni Paladino: sono rimaste solo le pareti annerite e quel poco che la violenza del fuoco non è riuscito a distruggere.
Per i vigili del fuoco l’incendio è di natura dolosa ed è per questo che la polizia dopo aver sentito a sommarie informazioni il proprietario ha redatto una prima informativa trasmessa oggi alla Procura di Napoli.
E’ stato lui stesso a raccontare con un lungo post sui social cosa accaduto dalle tre telefonate della notte per avvertirlo alla corsa verso il locale.
“Avevo la piccola Sole in braccio che stanotte non ne voleva proprio sapere; mi squilla il cellulare per tre volte da un numero sconosciuto; penso “ah che scherzo del ca**o”, poi un’altra telefonata da un numero “visibile”; guardo l’orologio le 4:19.
Uff, mando un whatsapp chiedendo chi fosse e cosa volesse. Mi risponde con un messaggio telegrafico: “polizia, ha preso fuoco il locale”. Mi precipito in via paladino mentre nella testa ho le facce di chi ci affianca da dieci anni; sfilano in testa come se stessi facendo un giro di giostra. Anni di lavoro, incontri e bene da proteggere.
Arrivato mi accoglie un vigile del fuoco, mentre galleggio tra la veglia e il sonno che con una pacca sulla spalla mi omaggia di uno sguardo paterno, senza dire nulla. C’è un odore acre di plastica e ferro incandescente, futuro senza domani. Mi poggio sulle ginocchia senza sentire più niente. Sono vuoto.
Vedo altri due giovani in divisa, con la coda dell’occhio, della polizia di stato. Mi avvicina il più anziano dei pompieri che mi dice: “è un incendio di origine dolosa”.
Poi uno dei due ragazzi della ps si avvicina e mi chiede se avessimo avuto qualche frizione con qualcuno. Gli rispondo perentorio di no che non ne ho ricordo. Non sono tanti dieci anni ma ne succedono di cose.
Mosso dall’ inconscio varco l’entrata del buco ed entro. Mi avvolge una nebulosa scura, non respiro, mentre mi bagno i piedi con l’acqua che mi entra dalle scarpe. Santa acqua.
lo scroscio mi ridà un senso. Lo scorrere senza ritorno la migrazione senza dolore, la forza senza disfare le molecole. Santa acqua.
Questo luogo è la nostra casa è un sogno con le pareti è un’idea ma anche cemento ancorato su pietra lavica. La città dove l’acqua è lava che diventa terra Ci batteremo ancora per tornare pietre come diamanti. Vi vogliamo vicini, grazie a tutti”
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