La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo nei confronti del medico omeopata Massimiliano Mecozzi, in relazione alla morte del bambino Francesco Bonifazi, deceduto nel maggio 2017. La tragica vicenda si è verificata a causa di un’otite degenerata in encefalite, curata con trattamenti omeopatici sulla base delle indicazioni del dottore.
Secondo la sentenza della Corte di appello di Ancona, il medico sarebbe stato ritenuto colpevole per aver sottostimato la gravità della situazione clinica e per non aver eseguito una visita ortoscopica. La sua scelta di trattare il bambino esclusivamente con terapie omeopatiche, senza somministrare le necessarie cure antibiotiche, contrasta con le raccomandazioni delle Linee guida della Società Italiana di Pediatria e del Ministero della Salute. Inoltre, il dottor Mecozzi avrebbe spinto i genitori a non utilizzare antibiotici, menzionando possibili effetti collaterali gravi quali sordità e coma epatico.
Nel corso del processo, il nonno di Francesco, assistito dall’avvocato Federica Mancinelli, e l’Unione Nazionale Consumatori, rappresentata dall’avvocato Corrado Canafoglia, hanno presentato evidenze della negligente condotta del medico. Le indagini difensive hanno anche rivelato che il caso di Francesco non era isolato, con precedenti simili in Nuova Zelanda nel 1991 e in Pennsylvania nel 2015, dove altri due bambini erano morti a causa di infezioni trattate inadeguatamente con omeopatia.
“ tutta la famiglia di Francesco, dopo anni dolorosissimi e difficili, ha oggi visto definitivamente riconosciuta la verità,” ha commentato l’avvocato Mancinelli. Ha inoltre sottolineato che la famiglia si era rivolta a un professionista regolarmente iscritto all’albo con l’aspettativa di ricevere adeguate cure. Anche l’avvocato Canafoglia ha evidenziato come “la sentenza della Cassazione pone fine a un processo particolarmente impegnativo,” ribadendo l’importanza di affrontare i problemi di salute attraverso la medicina convenzionale, avvisando che i trattamenti omeopatici, se non efficaci dopo tre giorni, devono essere accompagnati da una terapia ufficiale.
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