Attesa proprio per questi primi giorni del 2025, è partita formalmente la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise della multinazionale Usa dell’elettronica Jabil.
È stata la stessa azienda ad annunciare l’avvio dell’iter, previsto dalla legge, che porterà al licenziamento dei lavoratori entro 75 giorni, che scadono il 25 marzo; da quel momento la Jabil potrà iniziare ad inviare ai lavoratori le lettere di licenziamento. Nella nota i vertici Jabil se la prendono con lavoratori e sindacati per non aver voluto accettare la soluzione alternativa ai licenziamenti proposta nei mesi scorsi.
“Jabil ha cercato per anni una soluzione sostenibile per le sue attività in Italia”, dice l’azienda. “Recentemente, Jabil Marcianise ha lavorato a una soluzione per preservare lo stabilimento, garantendo la sua sostenibilità economica e proteggendo i posti di lavoro di tutti i dipendenti.
Per questo, l’azienda esprime la sua delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia) con Tme Engineering. Questa decisione ha complicato la situazione, rendendo più difficile trovare una soluzione praticabile per lo stabilimento di Marcianise e i suoi dipendenti.
Le attuali difficili condizioni del mercato globale non consentono ulteriori ritardi, rendendo necessario per Jabil avviare oggi la procedura di licenziamento collettivo”. L’avvio della procedura è l’ultimo atto di una vertenza che si trascina più o meno ininterrottamente da quasi dieci anni, da quando nel 2015 la Jabil, dopo aver acquisito il ramo d’azienda del sito produttivo Ericsson di San Marco Evangelista con oltre 300 lavoratori e aver raggiunto a Marcianise i quasi mille dipendenti in organico, iniziò a tagliare lamentando difficoltà nel reperire le commesse.
E così, tra esodi incentivati, un uso massiccio di cassa integrazione e processi di reindustrializzazione che hanno coinvolto altre aziende che Jabil ha anche pagato per assumere i propri dipendenti, tra cui Softlab e Orefice Group, negli anni sono andati via oltre 500 lavoratori.
Le reindustrializzazioni sono però fallite – gli oltre 200 finiti in Softlab sono sempre in cassa integrazione, mentre i 23 riassunti in Orefice sono stati poco dopo licenziati – e si è arrivati così ad aprile 2024, quando Jabil ha annunciato la cessazione dell’attività a Marcianise e in Italia da marzo 2025. Nei mesi scorsi azienda e sindacati si sono confrontati più volte al Ministero del Lavoro e al Mimit, la Jabil ha proposto ai lavoratori un altro progetto di reindustrializzazione, che è stato bocciato;
i dipendenti non hanno voluto per questi ultimi sei mesi neanche la cassa integrazione e l’azienda si è irrigidita obbligando gli addetti a smaltire ferie e permessi. I lavoratori hanno chiesto a Jabil di restare, l’azienda non ha mai preso in considerazione tale richiesta. E oggi l’unico epilogo possibile è quello che nessuno, specie tra lavoratori e sindacati, avrebbe voluto.
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E' veramente un peccato che la situazione sia arrivata a questo punto, specialmente dopo anni di tentativi di trovare soluzioni. I lavoratori meriterebbero piu supporto e attenzione da parte dell'azienda e dei sindacati per evitare queste conseguenze.