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Favori ai detenuti nel carcere di Rebibbia: 32 misure cautelari

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Una vasta operazione dei carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha portato all’esecuzione di 32 misure cautelari nei confronti di persone coinvolte in traffici illeciti all’interno del carcere di Rebibbia.

L’inchiesta, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e dai comandi territoriali competenti, ha svelato un sistema di corruzione e traffico di stupefacenti che coinvolgeva anche un narcotrafficante di spicco, uno psicologo e alcuni avvocati.

False certificazioni per la scarcerazione

In particolare, gli investigatori della Polizia Penitenziaria hanno scoperto un giro di false certificazioni mediche redatte da uno psicologo del Ser.D. (Servizio per le Dipendenze) dell’Asl Roma 2, in servizio presso il carcere.

Queste certificazioni attestavano falsamente stati di tossicodipendenza o precarie condizioni psicologiche, consentendo ai detenuti di ottenere misure alternative alla detenzione.

Droga e cellulari in carcere

Un’altra indagine ha portato all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 28 persone accusate di traffico di stupefacenti all’interno del carcere. L’indagine è partita dal monitoraggio di un detenuto, noto narcotrafficante romano, che, nonostante la detenzione, continuava a gestire i suoi affari grazie alla complicità di due avvocati. Questi ultimi, oltre a trasmettere messaggi e direttive tra il carcere e l’esterno, avrebbero introdotto illegalmente telefoni cellulari e droga all’interno della struttura.

Le persone coinvolte nell’inchiesta sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione, falso ideologico, false dichiarazioni e turbativa d’asta.

L’operazione ha coinvolto circa 300 militari, che hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare nelle province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 27 Gennaio 2025 - 08:10

Rosaria Federico

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  • L'operazione dei carabinieri sembra essere stata molto grande e ben coordinata, ma mi chiedo come sia stato possibile che un narcotrafficante potesse continuare a gestire i suoi affari dall'interno del carcere. Sarebbe interessante sapere se ci sono stati precedenti simili in altre strutture.

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Rosaria Federico

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