Ha nascosto la sua omosessualità per tutta la carriera da arbitro, temendo che potesse diventare un ulteriore motivo di insulti da parte dei tifosi, ma lo stress e l’ansia l’hanno spinto verso una spirale di dipendenze e scelte sbagliate.
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È il toccante “coming out” di David Coote, 42 anni, ex arbitro internazionale inglese, licenziato nei mesi scorsi dopo la diffusione di video in cui insultava il Liverpool e l’allenatore Jürgen Klopp. “Sono gay e questo ha contribuito a una serie di decisioni sbagliate che hanno rovinato la mia carriera, compresa la droga,” ha dichiarato Coote in un’intervista al quotidiano britannico The Sun.
L’ex arbitro ha raccontato di aver lottato per anni con problemi di autostima legati alla sua sessualità e di essere arrivato a fare uso di cocaina per cercare di placare la pressione che viveva quotidianamente. “Ho avuto problemi di autostima derivanti dalla mia sessualità. Ho provato un enorme senso di vergogna, soprattutto da adolescente,” ha spiegato Coote, rivelando di aver confidato la sua omosessualità ai genitori solo a 21 anni e agli amici a 25.
“Non volevo essere quello che si espone per primo, che mette la testa oltre il parapetto sapendo che gli spareranno contro. Non volevo dare ai tifosi ulteriori motivi per attaccarmi.” La difficoltà di accettarsi e di vivere liberamente la propria identità lo ha portato a un progressivo logoramento emotivo, culminato nell’uso di droga e in comportamenti che hanno segnato la fine della sua carriera arbitrale.
Coote è stato al centro delle polemiche dopo la diffusione di alcuni video privati, registrati nei momenti più difficili della sua vita, in cui insultava la squadra del Liverpool e il tecnico Klopp. “Sono profondamente dispiaciuto per quelle azioni e per la pubblicità negativa che ho attirato sullo sport che amo,” ha dichiarato l’ex arbitro, sottolineando che quei comportamenti non riflettono chi è realmente. “Le persone devono sapere che quei video sono stati girati in momenti privati e disperati della mia vita,” ha aggiunto Coote.
Nel raccontare la sua storia, Coote ha anche lanciato un appello per un cambiamento culturale nel mondo del calcio e nella società. “C’è ancora molto da fare per combattere la discriminazione. La mia sessualità non è la causa unica dei miei problemi, ma non posso raccontare tutta la verità senza dire che sono gay e che ho sofferto per doverlo nascondere,” ha ammesso.
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E' triste sentire storie come questa, ma è anche importante che le persone possano sentirsi libere di essere se stesse. La lotta contro la discriminazione è fondamentale e deve continuare. Ognuno merita di essere accettato per quello che è.