Negli ultimi giorni si è acceso un vivace dibattito intorno alla norma voluta da Matteo Salvini, che inasprisce le pene per chi viene trovato alla guida con tracce di cannabis nel sangue. Per il ministro dei Trasporti “Ogni tipo di droga non fa bene a chi l’assume e se ti metti al volante ne paghi le conseguenze”. Questa questione non riguarda solo la sicurezza stradale, ma lascia aperti margini di discussione sull’equilibrio tra prevenzione e proporzionalità delle misure adottate. Mattia Cusani, presidente dell’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia, ha voluto evidenziare l’impatto sulle filiere agricole e commerciali legate alla cannabis light in Italia: “I test delle forze dell’ordine non sono sempre affidabili: e così il settore della canapa legale rischia di essere ulteriormente penalizzato”
Il nodo della norma: sicurezza o eccesso di rigore?
Nel botta e risposta diretto con il ministro Vasco Rossi ha voluto sottolineare come: “Non ho mai detto che ci si può mettere alla guida da ubriachi o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Non consiglio di fumare o di bere. Non consiglio niente. Ho detto che il nuovo codice della strada di Salvini è un’assurda propagandistica modifica della vecchia legge che prevedeva già il ritiro della patente per chi guida sotto l’effetto di cannabis. Ma dopo una settimana si guida perfettamente lucidi. È una cosa inaccettabile che dovrebbe essere evidente a chiunque! Qui non si salvano le vite, ma se ne rovinano molte altre”
La legge attuale, così come modificata, prevede tolleranza zero nei confronti di qualsiasi traccia di THC, il principio attivo della cannabis, rilevata nella saliva del conducente. Questo, a differenza dell’alcol, che può essere metabolizzato in poche ore, può rimanere nel corpo umano per giorni o addirittura settimane, a seconda del metabolismo e della frequenza d’uso. Ciò significa che un guidatore che ha assunto cannabis anche diversi giorni prima — e che al momento della guida è completamente lucido — potrebbe comunque incorrere in pesanti sanzioni, incluso il ritiro della patente.
Questa impostazione non tiene conto della reale capacità del conducente di guidare in sicurezza, andando a colpire indiscriminatamente chi ha fatto uso di cannabis, indipendentemente dallo stato di lucidità al momento della guida.
Una risposta concreta attraverso l’iniziativa di JustMary
In questo scenario, JustMary, azienda italiana nota al grande pubblico per la distribuzione di prodotti legati alla cannabis legale, è scesa in campo distribuendo un prodotto innovativo: uno spray naturale che contribuisce a ridurre le tracce di THC nella saliva.. Si chiama Kleaner spray anti-THC: nella pratica è un detergente innovativo, sicuro, testato, che elimina il THC dalla saliva in pochi minuti. Si rivolge esplicitamente a chi teme di incorrere in sanzioni nonostante si senta completamente lucido e in grado di guidare in sicurezza.
L’iniziativa ha sollevato perplessità e interrogativi etici. Si tratta di un’offerta che si posiziona come una risposta concreta a una norma percepita come iniqua o è, al contrario, un modo per aggirare una legge concepita per tutelare la sicurezza stradale?
La questione apre un ulteriore dibattito: è etico utilizzare un prodotto per evitare le conseguenze legali di una norma, anche se questa è percepita come sproporzionata? Intanto le vendite dello spray sono decollate.
La necessità di rivedere la norma
La soluzione, per molti, non risiede nel proliferare di strumenti o espedienti per aggirare la legge, ma nella revisione stessa della norma. Numerosi esperti di diritto e rappresentanti delle associazioni per i diritti civili hanno chiesto una distinzione chiara tra chi è realmente in stato di alterazione al momento della guida e chi presenta tracce di THC pur essendo pienamente lucido. Questo approccio, basato su criteri scientifici e non su una semplice rilevazione di metaboliti, potrebbe garantire un’applicazione più equa delle sanzioni. L’avvocato trentino Nicola Canestrini, raggiunto dalla stampa locale ha voluto precisare che: “Guidare sotto l’effetto di sostanze, cioè in stato di alterazione, era già un reato dal 1992. La novità è che ora il requisito dell’alterazione è stato eliminato: basta la presenza di tracce di sostanze nel corpo, anche se non si è in alcun modo alterati. Questo rischia di aprire una breccia deleteria nel sistema giuridico”
Verso una regolamentazione più equilibrata
È evidente che la normativa, così com’è strutturata, necessita di un riesame. Se da un lato è fondamentale garantire la sicurezza sulle strade, dall’altro è altrettanto importante che le leggi siano proporzionate e basate su criteri scientifici solidi. Il rischio, altrimenti, è quello di criminalizzare comportamenti che non costituiscono un reale pericolo, con conseguenze negative sia per gli individui coinvolti che per il sistema giudiziario.
Il caso sollevato dalle dichiarazioni di molti personaggi noti, unito all’iniziativa di JustMary, rappresenta un punto di partenza per riflettere sulla necessità di un approccio più equilibrato e moderno alla regolamentazione del rapporto tra cannabis e sicurezza stradale. L’obiettivo nel breve periodo diventa quello di riuscire a trovare un compromesso che tuteli sia i diritti dei cittadini che la sicurezza collettiva.
Articolo pubblicato il giorno 23 Gennaio 2025 - 12:37