Venezia. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dica cosa farà per “garantire l’effettiva praticabilità dell’interruzione volontaria di gravidanza in ogni struttura ospedaliera, tenuto conto che la legge 194 del 1978 prevede che il Servizio sanitario regionale debba ogni caso assicurare l’effettuazione di questi interventi”.
Lo chiede Luana Zanella, deputata e capogruppo di Avs, con una interrogazione depositata ieri alla Camera che prende le mosse dall’accordo tra l’ospedale Camposampiero di Padova e il Movimento Pro Vita per attività informativa a fronte di una specifica richiesta da parte della donna interessata; il Movimento Pro Vita potrà inoltre inserire materiale informativo nelle bacheche dell’ospedale.
Zanella ricorda però che il Movimento Pro Vita “è noto per le sue posizioni antiabortiste e la Ulss 6 Euganea con una convenzione datata 23 dicembre 2024 si è impegnata ad informare, attraverso i propri dipendenti, dell’attività di sostegno alle donne incinte, partorienti o che hanno praticato l’interruzione volontaria di gravidanza, dell’associazione Movimento per la Vita”.
Il tutto in un contesto, quello padovano, dove nella Ulss 6 il 56,52% di ginecologi è obiettore di coscienza e il dato sale al 73,08% cento nell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova. Invece i consultori da 65 nel 2017 sono scesi a 44 nel 2023. Ma legge prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti, “mentre il Veneto è una delle tre regioni con minore presenza di consultori familiari per , evidenzia Zanella. Insomma, sostiene, servono correttivi.
“Tenuto conto anche delle gravi carenze di personale specializzato, la scelta ulteriore di inserire una fonte unilaterale informativa, quale può essere quella proveniente dal Movimento Pro Vita, a scapito di quella che può fornire il consultorio pubblico, rischia di creare un contesto che più che accompagnare le donne nelle scelte e nei percorsi di vita, tende ad escludere la piena attuazione della legge 194 del 1978, attivando una propaganda anti aborto all’interno degli ospedali e minando così i principi della legge 194 del 1978”, afferma Zanella nella interrogazione visionata dalla ‘Dire’.
Di qui il pressing sul ministro perché si attivi “in relazione ad iniziative che non appaiono favorire l’assunzione di una libera scelta delle donne anche rispetto alla propria salute, e che sembrano inserirsi all’interno di un percorso che in sostanza tende ad ostacolare l’attuazione completa della legge 194 del 1978, con il rischio di minare la salute delle donne”.
Schillaci dovrebbe anche impegnarsi “affinché sia data piena attuazione alla disposizione di legge che prevede l’istituzione di un consultorio ogni 20.000 abitanti nella Regione Veneto, come su tutto il territorio nazionale, nonché a garantire negli ospedali una presenza adeguata di personale formato e di medici non obiettori”, conclude Zanella.
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