Sette nuovi sostituti procuratori entrano nella Procura nazionale antimafia (Dna), guidata da Giovanni Melillo. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha votato, tra polemiche, i nomi dei nuovi eletti, assegnando punteggi secondo regolamento. I nuovi componenti della Dna sono:
- Ida Teresi, sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli;
- Paolo Sirleo e Antonio De Bernardo, entrambi sostituti procuratori a Catanzaro;
- Federico Perrone Capano, sostituto procuratore presso il Tribunale di Bari;
- Giovanni Musarò, già in forza alla Procura di Roma;
- Eugenio Albamonte, sostituto procuratore a Roma ed ex segretario dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e della corrente di Area;
- Antonella Fratello, in servizio presso la Procura di Napoli.
I candidati scelti appartenevano alla cosiddetta “proposta A”, sostenuta da Area e Magistratura Indipendente, che ha prevalso sulla “proposta B” presentata dal togato di Unicost, Antonino Laganà. La proposta alternativa prevedeva gli stessi nomi, ad eccezione di Albamonte e Fratello, sostituiti rispettivamente da Maurizio Giordano (pm di Napoli) e da Giovanni Musarò, già indicato anche nella proposta A.
Secondo il regolamento del concorso, le attitudini dei candidati devono essere valutate sulla base di “specifiche doti di capacità che rivelano una particolare idoneità a esercitare le funzioni richieste”. Tuttavia, il voto su Albamonte ha spaccato il Csm: Magistratura Democratica si è unita a Unicost per bocciare la sua candidatura, sottolineando che l’ex segretario dell’Anm non ha mai lavorato in una Direzione distrettuale antimafia, requisito non obbligatorio ma considerato rilevante.
D’altro canto, Albamonte è riconosciuto per la sua esperienza in materia di terrorismo e crimini informatici, ambiti di competenza della Dna. L’ingresso di Giovanni Musarò, sostenuto da Unicost, ha suscitato meno controversie. Musarò, noto per il caso Cucchi, ha maturato un decennio di esperienza come pm a Reggio Calabria, conducendo importanti operazioni contro le cosche, e ha lavorato alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, ottenendo il riconoscimento della natura mafiosa del clan Casamonica.
Articolo pubblicato il giorno 18 Dicembre 2024 - 20:36